6 maggio 2015

Less is more, il ritorno di Sufjan Stevens

Sufjan Stevens 
Carrie & Lowell 
Asthmatic Kitty, 2015

Dimenticate la teatralità di Sufjan Stevens Invites You To: Come On Feel The Illinoise, la bizzarra grandiosità di The age of Adz e la stravaganza di un ep di otto brani per 59:15 minuti come All Delighted PeopleCarrie & Lowell è un album che scava in profondità alla ricerca di melodie semplici e di armonie di pochi strumenti. Le grandiosi architetture sonore con cui si è conquistato il nostro amore, almeno il mio di sicuro, in cui si fondevano pop orchestrale, folk, rock e electro spariscono completamente per effetto di uno scrupoloso labor limae. 

L'album è dedicato alla madre, Carrie, la cui morte ha scatenato una reazione a catena di sentimenti e ricordi. E allora appaiono meravigliose immagini di paesaggi sospesi tra sogno e realtà Somewhere in the desert there's a forest, accarezzati dalla brezza dell'Oregon I'm bright as the Oregon breeze, in cui non mancano mai i riferimenti biblici I'm a fool in the fetter/Rose of Aaron's beard, where you can reach me. La voce cristallina, come quella di un bambino, i sussurri delicati e l'intimità dei testi danno quasi l'impressione di sbirciare un diario segreto chiuso in un cassetto. Semplicità e dolcezza struggente sono le caratteristiche fondamentali di questo lavoro che ci accompagna in un mondo onirico in cui si passa dal buio più profondo We're all gonna die / But every road leads to an end  / Yes every road leads to an end a sprazzi di luce My brother had a daughter / The beauty that she brings, illumination

Il ricordo della madre si snoda in un flusso di immagini e sensazioni ben lontane dal retorico patetismo sulla morte, è pura introspezione alla ricerca di una semplicità essenziale che sembra essere la miglior medicina possibile.


29/30
Signor(in)a Zeta