(Memphis Industries, 2010)
Measure è uno di quei dischi semplici, il rock di un gruppo poco influente, che non lancia particolari tendenze. Si tratta di una indie rock britannico testardo e calcolabile. E' un disco da ascoltare e riascoltare che trova la sua forza in una evidente mancanza di urgenza. Finirà, forse, considerato come un'opera né tanto male né eccelsa, ma la sfida all'ascoltatore sta proprio dietro la non necessità di un disco doppio, che nasconde in realtà un gioiellino.
I Field Music sono 2 fratelli del nord-est inglese che si fanno notare nel 2005 con il loro pop d'autore e un paio di album gradevoli ma che, vista la concorrenza dei vicini di casa Futurheads e Maximo Park, passeranno in secondo piano.
Poi David e Pater Brewis opteranno per dar maggior spazio ai loro side-projects, il primo con gli School of Language e il secondo The Week That Was e proprio adesso, quando nessuno se l'aspettava tornano insieme con questo doppio album, dotato di una certa ambizione, zero cadute di stile e ottime canzoni.
A primo ascolto Measure sembra apportare poche novità, senza grossi rischi, delineandosi come un album passeggiero dagli arrangiamenti fin troppo calcolati che vanno a scapito dell'empatia sonora. Con un po' di pazienza però l'album scopre la propria bellezza e cattura, creando una certa dipendenza come gli album doppi dovrebbero fare. Pezzi meravigliosamente scanzonati e leggeri che finiscono per divenire una colonna sonora del quotidiano.
La prima parte mostra lo stile Field Music, anche se più ispirato del solito, canzoni rock che sarebbero potute uscire da una qualsiasi epoca, dalla divertente "Them That Do Nothing", passando per i violini della canzone che da il titolo all'album, per la contagiante "Effortlessly", fino alla molto cool "Let’s Write a Book".
E'però nella seconda parte del progetto che i fratelli giocano con la musica come chi possiede la completa libertà di comporre 20 pezzi in una botta sola. Measure ricorda qui un'opera rock dove si affacciano dei perduti The Who (prendiamo i rumoretti di "The rest is noise"), ma l'impressione di complessità è smentita dall'attitudine della coppia "suono perchè voglio e mi piace", il che garantisce quell'aria gradevolmente leggera alla doppietta "The Wheels Are in Place / First Comes the Wish" e all'ammaliante "Precious Plans".
Quindi date tempo a questo disco di impadronirsi di voi, lasciategli modo e tempo, non vi deluderà.
27/30
Fox
Measure è uno di quei dischi semplici, il rock di un gruppo poco influente, che non lancia particolari tendenze. Si tratta di una indie rock britannico testardo e calcolabile. E' un disco da ascoltare e riascoltare che trova la sua forza in una evidente mancanza di urgenza. Finirà, forse, considerato come un'opera né tanto male né eccelsa, ma la sfida all'ascoltatore sta proprio dietro la non necessità di un disco doppio, che nasconde in realtà un gioiellino.
I Field Music sono 2 fratelli del nord-est inglese che si fanno notare nel 2005 con il loro pop d'autore e un paio di album gradevoli ma che, vista la concorrenza dei vicini di casa Futurheads e Maximo Park, passeranno in secondo piano.
Poi David e Pater Brewis opteranno per dar maggior spazio ai loro side-projects, il primo con gli School of Language e il secondo The Week That Was e proprio adesso, quando nessuno se l'aspettava tornano insieme con questo doppio album, dotato di una certa ambizione, zero cadute di stile e ottime canzoni.
A primo ascolto Measure sembra apportare poche novità, senza grossi rischi, delineandosi come un album passeggiero dagli arrangiamenti fin troppo calcolati che vanno a scapito dell'empatia sonora. Con un po' di pazienza però l'album scopre la propria bellezza e cattura, creando una certa dipendenza come gli album doppi dovrebbero fare. Pezzi meravigliosamente scanzonati e leggeri che finiscono per divenire una colonna sonora del quotidiano.
La prima parte mostra lo stile Field Music, anche se più ispirato del solito, canzoni rock che sarebbero potute uscire da una qualsiasi epoca, dalla divertente "Them That Do Nothing", passando per i violini della canzone che da il titolo all'album, per la contagiante "Effortlessly", fino alla molto cool "Let’s Write a Book".
E'però nella seconda parte del progetto che i fratelli giocano con la musica come chi possiede la completa libertà di comporre 20 pezzi in una botta sola. Measure ricorda qui un'opera rock dove si affacciano dei perduti The Who (prendiamo i rumoretti di "The rest is noise"), ma l'impressione di complessità è smentita dall'attitudine della coppia "suono perchè voglio e mi piace", il che garantisce quell'aria gradevolmente leggera alla doppietta "The Wheels Are in Place / First Comes the Wish" e all'ammaliante "Precious Plans".
Quindi date tempo a questo disco di impadronirsi di voi, lasciategli modo e tempo, non vi deluderà.
27/30
Fox