26 giugno 2010

Emilia Blues Power


Castel San Pietro In Blues 2010 – Castel San Pietro Terme (BO) 04/05/06 giugno 2010

Sono ormai quattordici anni che alle porte di Bologna, in un delizioso paese chiamato Castel San Pietro Terme, si svolge uno dei Festival Blues più interessanti del nostro paese. A partire dall’organizzazione precisa, dall’ottima scelta degli artisti, dalla proverbiale gentilezza che caratterizza la gente di quella regione, dai concerti ad ingresso gratuito, tutto predispone a favore di questa manifestazione musicale. Per un fine settimana il piccolo centro storico di Castel San Pietro diventa una Beale Street, la strada del blues per antonomasia. Gli artisti sono contenti e trattati benissimo e questo si ripercuote positivamente sulle loro performance. E a Castel San Pietro In Blues sono d’obbligo le jam session finali che coinvolgono tutti gli artisti che hanno partecipato alla serata e che danno un senso al termine festival. Qualche anno fa qui ho visto uno splendido concerto dei North Mississippi All Stars, che hanno suonato due ore e un quarto e poi hanno continuato a jammare per un’altra buona mezz’ora. Evidentemente il ricordo positivo di quella serata deve aver convinto il batterista dei NMAS, Cody Dickinson, ad accettare di ritornare con il suo progetto musicale parallelo, ovvero gli Hill Country Revue. Con il loro esordio uscito nel 2009, Make A Move (Razor & Tie), ci hanno regalato un concentrato di energia rock-blues condito da quel sano sound, tra essenzialità rurale e nervosismo elettrico, originario del North Mississippi Hill Country.
Ad aprire la kermesse venerdì 4 ci ha pensato un chitarrista slide, l’inglese Eddie Martin, ma purtroppo non ho potuto essere presente a questo live set. Sabato 5 alle 21.30 il palco ha accolto la Martin Harley Band, un trio acustico (batteria, contrabbasso e la slide del leader) che ha scaldato l’atmosfera con un piacevole mix tra folk, blues e jazz. VOTO:26/30.

Verso le 22.45 salgono sul palco i componenti della Hill Country Revue, formati per i due terzi dal magnifico trio dei North Mississippi Allstars… Però non vediamo l’imponente mole del bassista dei NMA, Chris Chew: e adesso chi suonerà lo strumento a quattro corde? Senza problemi l’eclettico Cody Dickinson (spettacolare batterista e percussionista nei NMA, che in questo gruppo suona però fondamentalmente la chitarra elettrica) imbraccia il basso e comincia il concerto. Il feeling è quello giusto e il sound della band non ne risente più di tanto, grazie anche al lavoro della chitarra del pirotecnico Kirk Smithhart. Certo mancano un po’ i duetti chitarristici che nel loro disco d’esordio facevano tanto southern rock, ma la classe c’è e il live set risulterà incisivo e godibile. E poi il buon Cody non è niente male al basso…
VOTO: 27/30

Immancabile jam finale dove gli Hill Country Revue invitano sul palco Martin Haley e il suo bassista, Jay Carter, permettendo a Cody Dickinson di scatenarsi al washboard, il mitico strumento percussivo tipico del New Orleans sound. A mezzanotte e mezza si chiude il sipario.
Domenica 6 c’è stato un piacevole fuori programma: l’incontenibile Cody Dickinson alla batteria con il talentuoso chitarrista Kirk Smithhart, ci regalano una mezzora di energico rock-blues, rivisitando tanti classici. VOTO: 27/30.
E’ il momento del virtuoso armonicista Jason Ricci con i suoi New Blood.Confesso che mi aspettavo molto da questo artista che, come dimostra anche la sua ultima fatica discografica, Done With the Devil (Eclecto Groove 2009), sa rileggere la secolare tradizione blues con grande originalità, rivitalizzandola con iniezioni di rock, jazz e furia garage-punk, senza dimenticare che la sua band è formata da ottimi musicisti. Appena Jason sale sul palco, con i capelli mesciati, manco fosse un punk kid della Londra 1977, mi rendo conto che le mie aspettative non verranno deluse. Si comincia con una veemente versione di Done With The Devil, suonata ad una velocità folle, coniugando grande perizia tecnica a furia punk. Eccezionali! Jason è già in un bagno di sudore e allora si mette a petto nudo, si contorce e sbraita con una voce tra toni profondi e picchi rochi: sembra un Iggy Pop con l’armonica…Il pacato pubblico appassionato di blues, quasi sconcertato all’inizio da tanta energia, si lascia man mano conquistare dal suono di questa formidabile band: blues, jazz, sporco funky, Captain Beefheart che filtra con Howlin’ Wolf, Tom Waits e Sid Vicious, decadenza blues alla Doors che si sposa con uno stile “vizioso” alla Lou Reed. Niente di strano che nel bis ci sia una splendida riproposizione tinta di blues di Walk On The Wild Side. Dopo un’ora e mezza il pubblico è tutto in piedi ad applaudire una performance fantastica.
VOTO: 29/30

Certo era difficile per chiunque suonare dopo aver assistito ad un set live così coinvolgente. Forse per questo il concerto di Peter Karp e Sue Foley è sembrato poco incisivo. Il duo ha presentato il suo buon disco, He Said She Said (Blind Pig 2010), che coniuga con garbo blues e tentazioni cantautoriali. Ma la band ancora non è sembrata completamente rodata e Sue ha una voce un po’ monocorde, che scalda poco i nostri cuori. Peter, alternandosi al piano e alla chitarra slide, ha contribuito a dare più vigore al sound del gruppo, dimostrandosi un buon cantante dalla voce calda. Il momento più intenso del concerto è stato quando sul palco è salito Jason Ricci che ha impreziosito con la sua armonica il brano Mm Hmm.
VOTO: 26/30

Come al solito c’è stata l’immancabile jam session finale con un sempre più polistrumentista Cody Dickinson che si è messo a suonare anche il piano! Si è chiusa così, con allegre improvvisazioni, questa ottima edizione del festival. E arrivederci al prossimo anno…

Massimo Daziani