Sufjan Stevens - All Delighted People/The Age of Adz (Asthmatic Kitty, 2010)
Non è ancora nato nella scena musicale attuale un artista tanto ambizioso e capace di mettersi in gioco sonoramente come Sufjan Stevens, mai soddisfatto delle sperimentazioni già prodotte, sempre capace di farci restare di sasso. Non a caso le idee del musicista vengono spesso considerate al limite del possibile (per esempio il progetto di registrare un album per ognuno dei 50 stati del Nord-America).
Era infatti dal 2005 (anno di Illinois) che mister S. non registrava un disco che segue le "regole del mercato", preferendo buttarsi in esperimenti tipo il riarrangiamento del secondo disco, suite orchestrali per la colonna sonora del documentario sul tema della strada che lega Brooklyn al Queens e canzoni natalizie.
Il vero e proprio ritorno è segnato da queste due opere l'EP All Delighted People e l'album The Age of Adz (lanciate quasi simultaneamente) che non proseguono il percorso di pop grazioso e orchestrale iniziato con il (grandissimo) Illinois, perchè in questi 5 anni l'artista sembra aver accumulato, e messo da parte per l'occasione, ancora una dose di stravaganza in più.
Prendiamo l'Ep, per cominciare, 8 pezzi, aperti da una title-track di 12 minuti, una seconda versione della stessa traccia di 8 minuti e un brano conclusivo di 17 minuti. Il tutto per una durata di un'ora circa. Chi se non Stevens può uscirsene con un EP da un'ora?!!
Le lunghe canzoni di All Delighted People ci mostrano un lato dell'artista più sentimental-prog (come nella spettacolare “Djohariah”) ma anche dolcemente acustici(“Heirloom”).
Altra storia è The Age Of Adz con un'ambizione di base che sembra quella di unire la musica classica da orchestra al pop frenetico dei sintetizzatori (i 25 minuti di "Impossible soul", con ospite Shara Worden aka My Brightest Diamond, mostrano al meglio l'anima del disco).
Ci sono pezzi che rimandano al passato come “Futile Devices”, mentre “Too Much” è puro elettro-pop, altre invece, partono semi-acustiche per scaricarsi nel dissacrante synth-pop ("Vesuvius").
E' un'esposione creativa allo stato puro dove aleggiano idee sulla fine del mondo (la copertina è di Royal Robertson, illustratore schizzofrenico in fissa con l'Apocalisse), potrà quindi non piacere a tutti e lasciare confusi i vecchi fans. Non riescere a battere il suo predecessore ma l'ottima produzione e il cambio di rotta a livello sonoro lo rendono un tassello in più nel processo sperimentale dell'indie-cultore Sufjan.
Era infatti dal 2005 (anno di Illinois) che mister S. non registrava un disco che segue le "regole del mercato", preferendo buttarsi in esperimenti tipo il riarrangiamento del secondo disco, suite orchestrali per la colonna sonora del documentario sul tema della strada che lega Brooklyn al Queens e canzoni natalizie.
Il vero e proprio ritorno è segnato da queste due opere l'EP All Delighted People e l'album The Age of Adz (lanciate quasi simultaneamente) che non proseguono il percorso di pop grazioso e orchestrale iniziato con il (grandissimo) Illinois, perchè in questi 5 anni l'artista sembra aver accumulato, e messo da parte per l'occasione, ancora una dose di stravaganza in più.
Prendiamo l'Ep, per cominciare, 8 pezzi, aperti da una title-track di 12 minuti, una seconda versione della stessa traccia di 8 minuti e un brano conclusivo di 17 minuti. Il tutto per una durata di un'ora circa. Chi se non Stevens può uscirsene con un EP da un'ora?!!
Le lunghe canzoni di All Delighted People ci mostrano un lato dell'artista più sentimental-prog (come nella spettacolare “Djohariah”) ma anche dolcemente acustici(“Heirloom”).
Altra storia è The Age Of Adz con un'ambizione di base che sembra quella di unire la musica classica da orchestra al pop frenetico dei sintetizzatori (i 25 minuti di "Impossible soul", con ospite Shara Worden aka My Brightest Diamond, mostrano al meglio l'anima del disco).
Ci sono pezzi che rimandano al passato come “Futile Devices”, mentre “Too Much” è puro elettro-pop, altre invece, partono semi-acustiche per scaricarsi nel dissacrante synth-pop ("Vesuvius").
E' un'esposione creativa allo stato puro dove aleggiano idee sulla fine del mondo (la copertina è di Royal Robertson, illustratore schizzofrenico in fissa con l'Apocalisse), potrà quindi non piacere a tutti e lasciare confusi i vecchi fans. Non riescere a battere il suo predecessore ma l'ottima produzione e il cambio di rotta a livello sonoro lo rendono un tassello in più nel processo sperimentale dell'indie-cultore Sufjan.
28/30
Fox