Glacialità algida, eterea e avvolgente. "Sophisticated lady" che arriva a vette vocali inimmaginabili; un "Mi ami o no" che tuona nelle radio di mezza Europa con potenza deflagrante. Mai titolo fu più azzeccato per il capolavoro dei Matia Bazar, quel "Melanchòlia" datato 1985 che consegna alla musica italiana un lavoro totale per omogeneità, colori e equilibrio. 8 canzoni, 8 tessere di un mosaico perfetto.
Dopo gli esordi all'insegna della tradizione - pur con una ricercatezza di fondo che li contraddistingueva dai neomelodici imperanti all'epoca (Cugini di Campagna, Collage, Homo Sapiens etc...), alcuni passaggi a vuoto cosmico a cavallo tra settanta e ottanta (ascoltare la pessima Italian sinfonia per capire che piega stavano prendendo i 4) i Matia iniziano la risalita nel 1981; fondamentale la dipartita dal gruppo della mente neomelodica Piero Cassano (che si dedicherà a progetti solisti e di produttore) e l'ingresso di Mauro Sabbione, che pur restando nel gruppo lo spazio di due soli album, saprà dare al gruppo quell'impronta elettronica che sarà il marchio di fabbrica della band genovese per tutto il decennio (i Matia Bazar finiscono artisticamente nel 1989 con l'uscita di Antonella Ruggiero). Dopo quindi il riuscito "Tango" del 1983 e l'interlocutorio "Aristocratica" del 1984, ecco quindi lo spleen di "Melanchòlia".
Apre "Ti sento", singolo spacca classifiche, successo clamoroso tradotto anche in inglese in cui Antonella Ruggiero si arrampica con la voce a note impensabili, su una melodia struggente e drammaticamente moderna. E' l'Italia che invade l''Europa, e il grido disperato "Ti sento" diventa uno dei manifesti degli Ottanta. Le atmosfere retrò di "Cose", beatificate da un testo evocativo tra fumo di Londra e storie di plexiglass danno la cifra di un contrasto mai così efficace tra passato e futuro, così come le montagne russe di "Via col vento" e "Da qui a...", in cui tutto è compatto, ricco, variegato e soprattutto credibile. Impeccabili "Amami", "Fiumi di parole" e "Angelina", che fa da preludio alla conclusiva "Souvenir", seguito ideale e ideologico di Vacanze romane, entrambe presentate al Festival di Sanremo. E' veramente una cartolina d'antan questo piccolo capolavoro di intimismo e immagini che riportano alla mente una Parigi sospesa tra foglie morte nel vento e chanteuse a Pigalle. L'ennesimo capolavoro di uno dei dischi italiani più "totali" degli ultimi 40 anni.
Dopo un album del genere sarebbe lecito attendersi una flessione, che però non aviene con i successivi "Melò" e "Red corner", quest'ultimo caratterizzato dall'epocale "Stringimi" che segnerà la dipartita di Antonella Ruggiero e rappresenterà il canto del cigno dei Matia Bazar, che mai più sapranno nemmeno lontanamente ricreare la magica alchimia del loro periodo d'oro.
Voto: 30/30
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