live@ Urban Club
(Perugia) 14 Novembre
Ad aprire il concerto ci pensano i Julian-mente, che danno inizio al loro spettacolo "toolleggiante" verso l'una, non convincono, vuoi per la poca originalità, vuoi per l'attitudine da rocker consumato del giovane frontman.
I nostri eroi arrivano un'oretta dopo di fronte ad un corposo pubblico per metà ubriaco e per l'altra assonnato.
Il programma della serata vede la proiezione del film seguito da una seconda parte costituita da vecchi brani riarrangiati per questo tour.
"Il fuoco", ultimo album uscito della band, è infatti la sonorizzazione dell'omonimo film, proposta che nasce dal Museo Nazionale del cinema che per la seconda volta offre ad un gruppo la possibilità di musicare un vecchio film (era già successo ai Marlene Kuntz con Signorina Else di Paul Czinner). Si tratta di un melodramma muto del 1915, recentemente restaurato, frutto della collaborazione tra Giovanni Pastrone e Gabriele D’Annunzio ed interpretato da due divi dell’epoca Pina Menichelli e Febo Mari.
La pellicola è divisa in tre parti e tratta la storia di un pittore che dopo aver incontrato un’aristocratica poetessa ne diviene ossessionato, non riuscendo neanche più a dipingere (La Favilla). Lei lo asseconda invitandolo a lasciare la sua casa per vivere insieme giorni di intensa passione e di ritrovata ispirazione (La Vampa). La giovane infine lo abbandonerà per tornare dal marito, questo rende completamente pazzo lo sfortunato pittore (La Cenere).
Inizialmente musica ed immagini sono binari lontani, procedono si nella stessa direzione, ma sempre a distanza di sicurezza.
Poi qualcosa cambia, la chitarra di Nuccini che insiste, Donadello che sfrega l'archetto sul piatto ad aumentare il phatos, tromba, basi elettroniche e la seconda chitarra (Reverberi) che entra violenta come l’incedere della pazzia...e lo scorrere della pellicola e delle note finiscono per creare un nuovo e unico corpo.
I brani che chiudono il live sono pezzi selezionati e riarrangiati dal gruppo, ma l'intento di rendere il tutto più omogeneo e vicino alle sonorità della colonna sonora mette in disparte episodi più incalzanti, ben riusciti alla nascita (il precedente "Dividing Opnions" quasi prendeva distanza da certi suoni oramai stra-sentiti).
I Giardini di Mirò con il loro potente muro sonoro, che li accompagna oramai da dieci anni, riescono ancora a trovare nuove soluzioni (quando musicali, quando visive come in questo spettacolo) in un panorama post attaccato ad una serie di stereotipi che non si decidono ad abbandonarlo.
Fox