Joanna Newsom - Have One On Me - Drag City 2010
CD 3: il terzo ed ultimo CD si apre con un altro capolavoro di questo immenso disco: “Soft As Chalk”. Si tratta di una ballata sofferta, venata di blues, avviata dal pianoforte che accompagna una voce fortemente espressiva. All’entrata della batteria e delle percussioni dell’ottimo Neal Morgan, il pezzo si agita ritmicamente, con una Joanna intensa e penetrante come non mai al canto. Nella canzone, come al solito, si alternano momenti più pacati a fasi più mosse, in un andamento sonoro sinuoso che tende comunque sempre all’equilibrio. L’atmosfera che si respira in questo brano riporta ai locali fumosi di Storyville, coniugando in un magico abbraccio vocale Billie Holiday e Joni Mitchell. Se qualcuno aveva la convinzione che l’arpa fosse uno strumento troppo elegante e classico per riprodurre calde blue notes, si dovrà ricredere dopo aver ascoltato la splendida ballata “Esme”, secondo diamante grezzo di questo CD. La voce della Newsom fa pensare ad un candido gabbiano che vola sicuro verso un terso cielo infinito. In “Autumn” le note d’arpa cadono lentamente sulle nostre anime come “ d’autunno sugli alberi le foglie”. Bellissimi gli inserimenti del quartetto d’archi, a volte abbelliti da leggiadri interventi di tromba, trombone e corno. Gli innesti percussivi di Neal Morgan sono semplicemente pura poesia. In questo brano Joanna dà una superba interpretazione vocale adattata ad una canzone dolcemente crepuscolare. Con “Ribbon Bows” si ritorna alla classica ballata per arpa e voce. Lo chef Joanna ci confeziona un dolce fragrante e profumato, guarnito di mandolino, tambura bulgara, batteria e archi. “Kingfisher” ci fa entrare in una atmosfera da fiaba con il suo andamento da madrigale, dove gli strumenti ad arco la fanno da padroni, mentre sullo sfondo si stagliano sofisticati arrangiamenti di fiati. A chiusura di questa monumentale opera, la Newsom mette “Does Not Suffice” che ha come sottotitolo “In California, Refrain”. Quindi Joanna ritorna sui suoi passi andando a riprendere il motivo di uno dei brani più significativi di questo triplo CD. E’ il classico cerchio che si chiude su un lavoro che sembra essere un inno alla creatività infinita: e allora, illuminiamoci d’immenso.
VOTO: 29/30
I TESTI: sbirciando nella biografia di Joanna Newsom, ho appreso che, contemporaneamente agli studi di musica, la nostra ha anche frequentato un corso di scrittura creativa. In questa sua nuova fatica discografica ha sicuramente fatto tesoro di quella esperienza. Il linguaggio dei suoi testi è corposo, denso, con frequente uso di immagini oniriche e di metafore. Rispetto al passato Joanna ha scelto però argomenti più concreti per le sue canzoni: si parla spesso d’amore come in “Easy”, dove protagonista è una donna devota alla persona amata e che sente il peso dell’attesa e della solitudine (If I have my way, I will love you/But one can’t carry the weight/ Or change the fate of two) o come in “Good Intentions Paving Company” dove una lei in viaggio con il suo uomo pensa alla loro difficile relazione (Well, I saw straightaway that the lay was steep). In “Go Long” si parla di una cocente delusione amorosa (Who is going to bear your beautiful children/Do you think you can just stop/When you’re ready for a change/Who will take care of you/When you’re old and dying), mentre in “Esme” c’è un dolce senso di speranza nell’amore (You are the sweetest one/I have ever laid my eyes upon). In “Autumn” la splendida descrizione della natura autunnale è comparata con il suo stato d’animo nel ricordo di un amore passato (But time marches along/You can’t always stick around/But, when the final count is done/I will be in my hometown). Il disco si chiude con “Does Not Suffice (In California, Refrain)”, struggente racconto della fine di un amore (I will pack up my pretty dresses/I will box up my high-heeled shoes). La Newsom non rinuncia comunque alle sue descrizioni visionarie che traggono ispirazione da fiabe e leggende come in “Baby Birch”, “You And Me Bess” o “Kingfisher”, mentre “Have One On Me” è un vero e proprio delirio di libera rappresentazione del pensiero che sfrutta magistralmente la tecnica narrativa dello stream of consciousness. Infine la splendida “In California” è una canzone d’amore un po’ confessione e un po’ un autoritratto (But when you come and see me in California/You cross the border of my heart). Sicuramente la forza espressiva dei suoi testi si lega meravigliosamente all’intensità della sua musica, in un’opera che è una vera e propria rivelazione.
Massimo Daziani
CD 3: il terzo ed ultimo CD si apre con un altro capolavoro di questo immenso disco: “Soft As Chalk”. Si tratta di una ballata sofferta, venata di blues, avviata dal pianoforte che accompagna una voce fortemente espressiva. All’entrata della batteria e delle percussioni dell’ottimo Neal Morgan, il pezzo si agita ritmicamente, con una Joanna intensa e penetrante come non mai al canto. Nella canzone, come al solito, si alternano momenti più pacati a fasi più mosse, in un andamento sonoro sinuoso che tende comunque sempre all’equilibrio. L’atmosfera che si respira in questo brano riporta ai locali fumosi di Storyville, coniugando in un magico abbraccio vocale Billie Holiday e Joni Mitchell. Se qualcuno aveva la convinzione che l’arpa fosse uno strumento troppo elegante e classico per riprodurre calde blue notes, si dovrà ricredere dopo aver ascoltato la splendida ballata “Esme”, secondo diamante grezzo di questo CD. La voce della Newsom fa pensare ad un candido gabbiano che vola sicuro verso un terso cielo infinito. In “Autumn” le note d’arpa cadono lentamente sulle nostre anime come “ d’autunno sugli alberi le foglie”. Bellissimi gli inserimenti del quartetto d’archi, a volte abbelliti da leggiadri interventi di tromba, trombone e corno. Gli innesti percussivi di Neal Morgan sono semplicemente pura poesia. In questo brano Joanna dà una superba interpretazione vocale adattata ad una canzone dolcemente crepuscolare. Con “Ribbon Bows” si ritorna alla classica ballata per arpa e voce. Lo chef Joanna ci confeziona un dolce fragrante e profumato, guarnito di mandolino, tambura bulgara, batteria e archi. “Kingfisher” ci fa entrare in una atmosfera da fiaba con il suo andamento da madrigale, dove gli strumenti ad arco la fanno da padroni, mentre sullo sfondo si stagliano sofisticati arrangiamenti di fiati. A chiusura di questa monumentale opera, la Newsom mette “Does Not Suffice” che ha come sottotitolo “In California, Refrain”. Quindi Joanna ritorna sui suoi passi andando a riprendere il motivo di uno dei brani più significativi di questo triplo CD. E’ il classico cerchio che si chiude su un lavoro che sembra essere un inno alla creatività infinita: e allora, illuminiamoci d’immenso.
VOTO: 29/30
I TESTI: sbirciando nella biografia di Joanna Newsom, ho appreso che, contemporaneamente agli studi di musica, la nostra ha anche frequentato un corso di scrittura creativa. In questa sua nuova fatica discografica ha sicuramente fatto tesoro di quella esperienza. Il linguaggio dei suoi testi è corposo, denso, con frequente uso di immagini oniriche e di metafore. Rispetto al passato Joanna ha scelto però argomenti più concreti per le sue canzoni: si parla spesso d’amore come in “Easy”, dove protagonista è una donna devota alla persona amata e che sente il peso dell’attesa e della solitudine (If I have my way, I will love you/But one can’t carry the weight/ Or change the fate of two) o come in “Good Intentions Paving Company” dove una lei in viaggio con il suo uomo pensa alla loro difficile relazione (Well, I saw straightaway that the lay was steep). In “Go Long” si parla di una cocente delusione amorosa (Who is going to bear your beautiful children/Do you think you can just stop/When you’re ready for a change/Who will take care of you/When you’re old and dying), mentre in “Esme” c’è un dolce senso di speranza nell’amore (You are the sweetest one/I have ever laid my eyes upon). In “Autumn” la splendida descrizione della natura autunnale è comparata con il suo stato d’animo nel ricordo di un amore passato (But time marches along/You can’t always stick around/But, when the final count is done/I will be in my hometown). Il disco si chiude con “Does Not Suffice (In California, Refrain)”, struggente racconto della fine di un amore (I will pack up my pretty dresses/I will box up my high-heeled shoes). La Newsom non rinuncia comunque alle sue descrizioni visionarie che traggono ispirazione da fiabe e leggende come in “Baby Birch”, “You And Me Bess” o “Kingfisher”, mentre “Have One On Me” è un vero e proprio delirio di libera rappresentazione del pensiero che sfrutta magistralmente la tecnica narrativa dello stream of consciousness. Infine la splendida “In California” è una canzone d’amore un po’ confessione e un po’ un autoritratto (But when you come and see me in California/You cross the border of my heart). Sicuramente la forza espressiva dei suoi testi si lega meravigliosamente all’intensità della sua musica, in un’opera che è una vera e propria rivelazione.
Massimo Daziani