Dai, non facciamo i cinici punkettari, non mettiamoci il piercing anche al cuore. Ammettiamolo una volta per tutte: il Natale è la festa più bella, quella più sentita, quella che ci fa ricordare l’infanzia e che alla fine passiamo volentieri con le persone che ci stanno più a cuore. E allora da buon musicodipendente ogni anno, per entrare nel clima natalizio, mi tuffo nell’immenso oceano dei Christmas Album. Si tratta di una tradizione tipica del mondo anglosassone, dove musicisti dei più svariati generi si cimentano nella canzone a tema natalizio (vi ricordate lo splendido Lennon di “Happy Christmas- War Is Over”?) o addirittura sfornano un intero album con alcuni inediti e gli immancabili classici. E allora beccatevi questa veloce carrellata dei miei Christmas Album preferiti…
Indie Christmas
Neanche il variegato mondo dell’indie ha saputo sottrarsi al fascino dei dischi natalizi. Cominciamo con Songs For Christmas (Asthmatic Kitty 2006), il ciclopico cofanetto di Sufjan Stevens che raccoglie tutti i mini album natalizi fatti uscire dal nostro tra il 2001 e il 2006. Oltre agli immancabili classici (le minimali Silent Night, Jingle Bells, O Come O Come Emmanuel e The First Noel, il crescendo orchestale di O Holy Night, la gioiosa I Saw Three Ships, la melodia tradizionale della struggente We Three Kings, le dolci armonie folk-pop di The Little Drummer Boy, Joy To The World, Away In A Manger), ci sono pure dei brani originali dall’antico fascino rurale come That Was the Worst Christmas Ever!, It’s Christmas! Let’s Be Glad! e We're Going To The Country! (tutte impreziosite dal suggestivo suono del banjo), delicati bozzetti folk–pop, arricchiti da quegli arrangiamenti orchestrali imprevedibili e a volte bizzarri che sono ormai il marchio di fabbrica di Mr. Stevens, come Put The Lights On The Tree, Come on! Let's Boogey To The Elf Dance!, Did I Make You Cry On Christmas Day? (Well, You Deserved It!), Christmas In July, Sister Winter, Star Of Wonder. Una citazione a parte la merita la geniale Get Behind Me, Santa!, caratterizzata da una irresistibile sezione fiati. Come al solito abbiamo l’ennesima dimostrazione dell’esuberante creatività di Sufjan, ormai croce e delizia degli appassionati di musica. Con Stevens non c’è altra scelta: prendere o lasciare. E noi prendiamo volentieri, accettando questo prezioso dono di Natale. Voto: 29/30.
Neanche il variegato mondo dell’indie ha saputo sottrarsi al fascino dei dischi natalizi. Cominciamo con Songs For Christmas (Asthmatic Kitty 2006), il ciclopico cofanetto di Sufjan Stevens che raccoglie tutti i mini album natalizi fatti uscire dal nostro tra il 2001 e il 2006. Oltre agli immancabili classici (le minimali Silent Night, Jingle Bells, O Come O Come Emmanuel e The First Noel, il crescendo orchestale di O Holy Night, la gioiosa I Saw Three Ships, la melodia tradizionale della struggente We Three Kings, le dolci armonie folk-pop di The Little Drummer Boy, Joy To The World, Away In A Manger), ci sono pure dei brani originali dall’antico fascino rurale come That Was the Worst Christmas Ever!, It’s Christmas! Let’s Be Glad! e We're Going To The Country! (tutte impreziosite dal suggestivo suono del banjo), delicati bozzetti folk–pop, arricchiti da quegli arrangiamenti orchestrali imprevedibili e a volte bizzarri che sono ormai il marchio di fabbrica di Mr. Stevens, come Put The Lights On The Tree, Come on! Let's Boogey To The Elf Dance!, Did I Make You Cry On Christmas Day? (Well, You Deserved It!), Christmas In July, Sister Winter, Star Of Wonder. Una citazione a parte la merita la geniale Get Behind Me, Santa!, caratterizzata da una irresistibile sezione fiati. Come al solito abbiamo l’ennesima dimostrazione dell’esuberante creatività di Sufjan, ormai croce e delizia degli appassionati di musica. Con Stevens non c’è altra scelta: prendere o lasciare. E noi prendiamo volentieri, accettando questo prezioso dono di Natale. Voto: 29/30.
Altro personaggio che non scherza certo in eclettismo musicale, è il buon Conor Oberst che, con la sua più antica e duratura creatura, i Bright Eyes, ha fatto uscire nel 2002 A Christmas Album (Saddle Creek). Il disco, pubblicato qualche mese dopo il loro capolavoro Lifted Or The Story Is In The Soil, Keep Your Ear To The Ground e registrato per nobili motivi (i suoi proventi sono stati devoluti in beneficenza al Nebraska AIDS Project), rilegge, con il tipico folk visionario e lo-fi della band, i classici immortali del genere. La voce flebile e struggente di Oberst ammanta di malinconica drammaticità canzoni come Little Drummer Boy, caratterizzata da un imponente lavoro percussivo e Have Yourself A Merry Little Christmas, diventata una dolce ballata crepuscolare, impreziosita dalle malinconiche note di piano e violoncello. L’immancabile Silent Night, così ricca di cupi rumorismi, risulta di straniante fascino. Un indi(e)menticabile Natale con “occhi luminosi” di emozione... Voto:28/30.
Per finire, non si può fare a meno di citare un gruppo che è la quintessenza dell’universo indie: i Yo La Tengo. I nostri, ormai ind(i)efessi paladini dell’alternative rock made in USA da ben 25 anni, si divertono a bazzicare il genere sfornando nel 2002 un EP, Merry Christmas From Yo La Tengo (Egon Records), caratterizzato da uno scatenato Rock’n’Roll Santa, ben interpretato da Georgia Hublay, da una dolce It’s Christmas Time e da una scanzonata Santa Claus Goes Modern. Voto: 27,5/30
Massimo Daziani
Continua…