20 novembre 2009

Viene direttamente dagli anni '80 e dividerà critica e fan

Editors - In This Light And On This Evening (Kitchenware Records, 2009)



Il nuovo lavoro “In This Light And On This Evening” stupisce per la svolta elettronica che gli Editors hanno deciso di adottare. Abbandonano pianoforte e riff di chitarre per dedicarsi completamente a tastiere e synth. Sia ben chiaro, non inventano niente di nuovo, la scelta non è originale, si sa che gli anni ’80 sono tornati di moda, però la realizzazione è assolutamente ben riuscita, organica e si allontana dalla cifra stilistica che li aveva precedentemente caratterizzati. I brani non suonano come scopiazzature della gloriosa new wave, ma come creature musicali figlie degli anni Zero e nipoti degli anni ‘80.

Dopo il disco d’esordio “The Back Room”, dai toni cupi e intimisti, gli Editors hanno continuato sulla stessa scia sfornando il secondo album “An End Has A Start”, lavoro un pò banale, da ascoltare allo stadio più che in un club inglese tutto fumo, sudore e birra. E ora il terzo disco in cui gli Editors cambiano pelle: rivestono il sound di elettronica e spostano i punti di riferimento dai Joy Division ai New Order e ai Depeche Mode. La voce di Smith è sempre quella, imponente e evocativa, a volte è porpora, altre nera pece, passando per il grigio e il blu oltremare. Il mood dell’album è in linea con i precedenti lavori, introspettivo, dai toni epicamente celebrativi, sempre ascendente, monumentale e massiccio. Il disco è ben costruito, parte imponente dagli abissi di “In This Light And On This Evening”, va in crescendo con “Papillion” e “You Don’t Know Love” per poi finire con una delicata "Walk The Fleet Road".

Dopo questo disco che spiazza non per le sonorità nuove in assoluto, ma nuove rispetto a quelle a cui gli Editors ci avevano abituato, aspettiamo curiosi di vedere quale altra svolta prenderà la band.

26/30

Eleonora Zeta Zarroni