Per dimostrare che i Radiohead hanno fatto più danni della grandine sopratutto a livello di Glamour (la ghigliottina per me è quasi pronta!) è stato sufficiente partecipare alla serata di ieri. Cartina di tornasole è quella parentesi posta a fianco del nome Philip Selway che ha fatto sì che il Circolo fosse (im)prevedibilmente pieno imballato, con buona pace del nostro Massimo Daziani (uno dei più grandi fan di Lisa Germano in circolazione) che sfortunatamente mi ha comunicato via telefono che per lui non ci sarebbe stato posto(!) all'interno. Sold Out(!!).
Per farla breve, un 30% degli spettatori (quelli veri, eccheccazzo..) era venuto per godersi la divina Lisa, il “restante” 70% era venuto per farsi una serata very cool (quelle alle quali non puoi proprio mancare) per "godersi" il sedicente batterista dei Radiohead, senza sapere chi fosse o cosa realmente li aspettasse! Esempi calzanti? Accanto a me volavano frasi del tipo: “Ma è lui? Ma non c’aveva i capelli?”, “… eh si, fa proprio musica americana tipo i Radiohead (?)”, “Guarda buffo questo basso!” (ehm…è un contrabbasso, coglione).
Risultato finale: un casino della madonna all'inizio – la gente faceva a cazzotti per arrivare in prima fila - platea mezza vuota alla fine!
Ma veniamo alla cronaca.
Sul Palco salgono in quattro: Lisa al piano, Selway sornione seduto a guardare, un bassista e un violinista. Comincia la signora del folk e subito la pelle si accappona. Lisa è una sirena, un’artista a tutto tondo che ti attrae con la sua voce e con la sua straripante libertà creativa e compositiva: t’incanta e ti sconquassa quando prende la chitarra e la suona sgarbatamente con un approccio (post)punk e sbrodolone che neanche Townshend, ti sorprende quando stupra il piano con dei sincopati che di ritmico non hanno nulla, se non il battito del tuo cuore, t’iptonizza con quella cristallina voce che nessun effetto computeristico potrebbe mai lontanamente alterare o replicare (se possibile, ancora più bella e delicata che su disco).
Poi è la volta del ragioniere dell’Alt. Folk Philip Selway. Mediocre nel canto, nelle composizioni, nel suonare la chitarra; un impiegatino della musica messo li, a caso, ardito nel volersi vendicare di tanti anni di oscurità all’ombra dei suoi colleghi-compagni più affermati (Yorke, Greenwood) ma che finisce solo per palesarsi in quella parentesi che lo accompagna accanto al nome. Philip è quella “parentesi”, se ne faccia una ragione e torni dietro la sua scrivan... ehm.. batteria!
La serata purtoppo si alterna così, tra le stelle e le stalle: una manciata di canzoni di Lisa e un po’ di pezzi di Phil (troppi, SIGH!). Ma chi l’ha studiata così sta serata?
L’amaro in bocca è tanto! Lisa ti prego torna…. da sola però sto giro!!!
Scrutini Finali:
sig.ra Lisa Germano 28/30
sig. Philip Selway bocciato
OfO
Risultato finale: un casino della madonna all'inizio – la gente faceva a cazzotti per arrivare in prima fila - platea mezza vuota alla fine!
Ma veniamo alla cronaca.
Sul Palco salgono in quattro: Lisa al piano, Selway sornione seduto a guardare, un bassista e un violinista. Comincia la signora del folk e subito la pelle si accappona. Lisa è una sirena, un’artista a tutto tondo che ti attrae con la sua voce e con la sua straripante libertà creativa e compositiva: t’incanta e ti sconquassa quando prende la chitarra e la suona sgarbatamente con un approccio (post)punk e sbrodolone che neanche Townshend, ti sorprende quando stupra il piano con dei sincopati che di ritmico non hanno nulla, se non il battito del tuo cuore, t’iptonizza con quella cristallina voce che nessun effetto computeristico potrebbe mai lontanamente alterare o replicare (se possibile, ancora più bella e delicata che su disco).
Poi è la volta del ragioniere dell’Alt. Folk Philip Selway. Mediocre nel canto, nelle composizioni, nel suonare la chitarra; un impiegatino della musica messo li, a caso, ardito nel volersi vendicare di tanti anni di oscurità all’ombra dei suoi colleghi-compagni più affermati (Yorke, Greenwood) ma che finisce solo per palesarsi in quella parentesi che lo accompagna accanto al nome. Philip è quella “parentesi”, se ne faccia una ragione e torni dietro la sua scrivan... ehm.. batteria!
La serata purtoppo si alterna così, tra le stelle e le stalle: una manciata di canzoni di Lisa e un po’ di pezzi di Phil (troppi, SIGH!). Ma chi l’ha studiata così sta serata?
L’amaro in bocca è tanto! Lisa ti prego torna…. da sola però sto giro!!!
Scrutini Finali:
sig.ra Lisa Germano 28/30
sig. Philip Selway bocciato
OfO