Che il titolo della recensione non vi tragga in inganno: in questo splendido disco dei canadesi Besnard Lakes, non c’è nulla di facile e di banale. Anzi le influenze che si trovano nel loro sound sono molteplici e complesse: psichedelica dei primi Pink Floyd, shoegaze, post rock (con una attitudine al progressive), dream-pop, rock classico. Però il modo di maneggiare questo corposo magma sonoro è indiscutibilmente pop. Così anche brani lunghi e apparentemente intricati, come per esempio l’iniziale Like The Ocean, Like The Innocent, nelle sapienti mani della coppia (sia artistica che di fatto) Jace Lasek (chitarra e voce) e Olga Goreas (basso e voce) si trasformano in perfette canzoni pop. Ecco allora che l’ombra dei Beatles si confonde con le cascate chitarristiche shoegaze di Glass Printer. I Beach Boys sembrano flirtare con i Sonic Youth nella splendida Albatross cantata in maniera dolcemente indolente da Olga. Ancora il falsetto di Lasek, circondato da eterei cori, ci ricorda il miglior Brian Wilson nella dolce Chicago Train, che però a metà si anima improvvisamente in chiave rock con l’ingresso deciso di batteria e chitarra. Land Of Living Skies è invece un’epica ballata psichedelica ottimamente interpretata dalla Goreas. Il rock ruvido di And This Is What We Call Progress si impreziosisce della splendida vocalità di Lasek, sempre pronto a stupirci con i suoi interventi in falsetto. Light Up The Night e The Lonely Moan, rispettivamente una grande ballata rock cantata da Jace e un impalpabile pezzo dream-pop colorato dalla dolce ugola di Olga, chiudono degnamente una splendida raccolta di canzoni ben scritte e ottimamente suonate (giusto citare anche il resto della band: Kevin Laing alla batteria e Richard White alla chitarra).
E che l’ascolto sia con voi…
E che l’ascolto sia con voi…
VOTO. 28/30
Massimo Daziani