Nel
buio pressoché totale che immerge l’Atlantico Live due componenti dei GY!BE entrano
sul palco e cominciano a far vibrare dolcemente i rispettivi violino e
violoncello immettendoci subito in un’atmosfera rarefatta e candida. La pace
dei sensi è lì dietro l’angolo. Ad uno ad uno, i sette elementi che compongono la
band, entrano on stage cominciando piano piano a farsi sentire ciascuno col
proprio strumento, in un crescendo sonoro estatico che dopo qualche minuto si
tramuta in pieno rumore bianco. “Muro del suono” rende bene l’idea. Il rumore
prodotto ora dal combo, pur nella sua carica sperimentale e propositiva, sembra
così “organizzato” che non si tramuta (non si tramuterà mai in tutto l’arco
della serata) in puro caos fine a se stesso. L’iniziale Hope Drone cambia pelle e diventa quindi Storm, tratta dal primo disco, uno dei veri e propri cavalli di
battaglia della formazione canadese. E’ evidente sin dalle prime canzoni
esibite che il sound dei Nostri si concentra maggiormente sugli strumenti a
corda (3 chitarre sempre in primo piano e violini sullo sfondo a tessere le
armonie) e sul ritmo percussivo (due batterie messe in campo), i fiati che
caratterizzano molti lavori del combo sono invece totalmente fuori dai giochi.
(lo stupendo incedere in crescendo di Storm, una della canzone più belle dei Nostri)
Il
palco rimarrà sempre in penombra, senza nessun gioco di luci a mettere in
mostra i musicisti che nel frattempo si dividono tra chi sta a sedere e chi in
piedi, prendendo ognuno con la massima serietà il proprio fare. Sullo schermo retrostante prendono
vita, in formato split screen, immagini poetiche, spesso fallate che mostrano
paesaggi, animali e scene bucoliche in generale; immagini montate con stacchi
molto lenti che non hanno nulla di invasivo. Il messaggio sembra chiaro: la
musica viene prima di tutto, il resto è mero contorno. Peasantry or 'Light! Inside of Light! è la canzone che apre il
capitolo dedicato all’ultimo album Asunder,
Sweet and Other Distress passato in rassegna dalla band cronologicamente nella
sua interezza. La musica live dei Godspeed You! Black Emperor è un coacervo ben
calibrato di sensualità e magia, tensione e stati ansiogeni. Un’altalena di
emozioni forti che gioca sull’incontro/scontro con il pubblico che viene preso per
mano dal gruppo e viene guidato negli stadi più radicali ed emozionali dalle
sette note.
(la fantasmagorica e spettrale Peasantry or 'Light! Inside of Light! apre l'ultimo disco dei GY!BE)
Dal relax più puro e intimo si passa (spesso repentinamente) a paesaggi
sonori marziali, estremi, dove trionfa molto frequentemente la pura alienazione.
Un sound possente e monolitico che premia i
crescendo per poi sfociare nel rigore puro. Non c’è traccia di sadismo nei
GY!BE, anzi, c’è casomai la consapevolezza che la musica è un viaggio ipnotico
dove non esistono mete o approdi certi. C’è ancora spazio per un inedito e per
un’inquieta The Sad Mafioso prima di
fuggire dalla metafisica della serata per tornare alla realtà.
Marco 0f0 Giappichini