Gonjasufi - A Sufi And A Killer - Warp 2010
Solo poche settimane fa tessevo le lodi di un grande gruppo del passato: gli Spirit. E mentre ascoltavo questo affascinante disco di Gonjasufi, alla traccia numero 10, Dust, ho avuto un sussulto. Il ragazzo ha campionato uno dei miei pezzi preferiti proprio del mitico gruppo californiano, The Other Song, presente in Son of Spirit, un loro disco del 1976. Non ci sono dubbi: il nostro ha buoni gusti musicali… Ma partiamo dall’inizio. Dietro la sigla Gonjasufi si cela Sumach Valentine, trentenne californiano ex rapper che, tra la fine degli anni novanta e gli inizi del duemila, ha frequentato oscuri collettivi hip-hop underground. Nel 2005 il buon Sumach, come un novello San Paolo sulla via di Damasco, si converte allo yoga, ne diventa maestro e si apre ad una nuova vita artistica profondamente immersa in una dimensione spirituale. A questo punto Valentine frequenta il collettivo di Los Angeles Brainfeeder dove lega con William Benjamin Bensussen, in arte The Gaslamp Killer. Con lui nel 2007 registra la bella Kobwebz presente nella compilation ArtDontSleep Presents From L.A. : With Love e che diventerà la seconda traccia di questo A Sufi And A Killer. Si tratta di un pezzo affascinante che mischia suoni analogici con elettronica sporca producendo un’atmosfera psichedelica di malsana bellezza. E poi su tutto risalta la voce di Gonjasufi, avvolta da delay ed echi, acuta, acidula e dolce nello stesso tempo. E così si accorge di lui anche un altro produttore famoso dell’odierna scena hip-hop americana e fondatore della Brainfeeder Records, quel Steven Ellison meglio noto come Flying Lotus. Gli fa cantare un brano, Testament, nel suo album del 2008 Los Angeles, uscito per la Warp. E vista la meravigliosa interpretazione vocale, un gracchiante falsetto tra Antony e Billie Holiday, la casa discografica inglese non si lascia sfuggire il talentuoso Valentine, ormai trasformatosi in Gonjasufi, maestro yoga che vive nel deserto del Nevada vicino a Las Vegas. E sotto l’egida di tre produttori “di grido” come i già citati Gaslamp Killer, Flying Lotus e Jon Ancheta, in arte Mainframe (che si occupa di Candylane, un pezzo disco-funky degno dei Brothers Johnson, e di Holidays , una filastrocca elettronica cantata in maniera splendidamente straziante dal nostro), finalmente esce questo A Sufi And A Killer. Steve Beckett, boss della Warp, ha definito la musica di Gonjasufi hip-hop profondo, spirituale, complesso. Ma forse avrete già capito che il mondo sonoro di questo disco è , grazie al cielo, molto di più. L’elettronica è solo il punto di partenza per creare musica psichedelica con tutte le sue innumerevoli sfumature che vanno dal blues (Ageing), al folk-pop (Sheep, She Gone e I’ve Given), dal garage (Suzie Q. e Stardustin’) al soul da Blaxploitation (Change), non disdegnando suggestioni da world music (Rebirth e Kowboyz&Indians). Insomma una strada nuova e originale per rileggere la classica e immortale forma canzone, che negli intenti mi ricorda lo splendido esordio degli inglesi Malakai ( e vista la recente ristampa da parte della Domino ritorneremo anche su di loro…). Sicuramente uno dei best di quest’anno.
VOTO: 29/30
Massimo Daziani