5 maggio 2010

Oldies But Goodies

La primavera ci ha portato alcuni ottimi dischi di artisti “storici”. Ecco allora una veloce carrellata di queste perle musicali: i vecchi leoni riescono a ruggire ancora (a volte anche dall’oltretomba…)

Johnny Cash – American VI: Ain’t No Grave – Lost Highway 2010

Ultimo atto dello splendido progetto musicale di Rick Rubin (che sempre sia lodato): far interpretare al grande Johnny Cash canzoni altrui nel suo inconfondibile stile vocale. Uscito il 26 febbraio quando Johnny avrebbe compiuto 78 anni, è il secondo album postumo, con pezzi registrati durante le stesse sessions di American V: A Hundred Highways (2006) tra il maggio e il settembre 2003. Ancora c’è Benmont Tench alle tastiere, ma è presente anche un altro gigante degli Heartbreakers, il chitarrista Mike Campbell. In un brano compaiono gli Avett Brothers. Tutti questi musicisti si mettono a disposizione di Cash e lui fa diventare uniche canzoni come Ain’t No Grave , Redemption Day di Sheryl Crow (meravigliosamente trasfigurata) o For The Good Times dell’amico Kris Kristofferson. Un disco stupendo come i suoi predecessori, registrato a pochi mesi dalla morte di questo mitologico artista e che ha il sapore di un definitivo testamento artistico. “The Man In Black” is back. Profetico.
VOTO: 29/30

Mose Allison - The Way Of The World - Anti 2010

A proposito di produttori dal tocco magico come Rick Rubin, non possiamo non citare il grande Joe Henry, che peraltro è anche un ottimo musicista. Da un po’ di anni ha deciso di riportare a nuova vita antiche glorie musicali, nonché suoi eroi personali. Così ha prodotto con rispetto e sensibilità personaggi del calibro di Solomon Burke, Ramblin' Jack Elliott, Allen Toussaint, Bettye LaVette. Ultima sua impresa è stata quella di convincere l’ottantaduenne pianista americano Mose Allison ad incidere nuovo materiale dopo dodici anni. In questo disco ritorna miracolosamente intatto quel suo sound inconfondibile a metà tra jazz e blues, elegante e soffuso, cantato con una voce flebile, flebile (no, non è colpa della sua età avanzata: è sempre stata così). Un maestro adorato da grandi artisti come Van Morrison, The Who, Rolling Stones, The Clash, Pixies, da scoprire o riscoprire grazie a questa deliziosa raccolta di canzoni, interpretate come sempre con ironia, dolcezza e un pizzico di malinconia. VOTO: 27/30

Ray Wylie Hubbard - A. Enlightenment B. Endarkenment (Hint There Is No C) - Bordello 2010

Paladino del country rock, vero beautiful loser del panorama musicale a stelle e strisce, Ray Wyle Hubbard all’età di sessantaquattro anni non demorde e sforna un signor disco, ben suonato e splendidamente interpretato. Per le orecchie degli intenditori di american music è un piacere ascoltare brani che sanno di delta blues come Down Home Country Blues, Wasp Net, Tornado Ripe, pezzi che sembrano usciti da una chiesa battista (pensiamo alla splendida Whoop Hollar con un accompagnamento di solo battiti di mani e coro), canzoni dal retrogusto old time come The Four Horsemen Of The Apocalypse o inevitabili e suggestive derive dylaniane (vedi Black Wings). Damn right he got the blues! VOTO: 28/30

John Hiatt - The Open Road - New West 2010

John Hiatt è il più giovane del lotto (cinquantotto anni) anche se fa dischi da oltre trentacinque anni. Dotato di una voce inconfondibile, rauca e pastosa, dimostra di saper scrivere ancora belle canzoni ispirate alla tradizione musicale americana. Rispetto alle sue ultime prove discografiche un po’ appannate, questo disco risulta decisamente più convincente grazie anche ad una solida band (ottimo il chitarrista Doug Lancio) che sa colorare i pezzi con un suono caldo ed elettrico. Allora lasciatevi conquistare dalle classiche ballate alla Hiatt come Movin On e Wonderful Of Love, dal bluesaccio di My Baby, dal classic rock di What Kind Of Man. John is on the road again. VOTO: 27/30


Massimo Daziani