29 settembre 2015

IOSONOUNCANE live @ Init Club, Roma 16 Aprile 2015




(da Blow Up #206, rubrica "Visti & Sentiti" guigno 2015)

L’intro che accompagna l’istrionica entrata di scena di Jacopo Incani in arte IOSONOUNCANE nel suo stage romano targato Init Club ti fa subito capire che la serata non lascerà prede. O bere o affogare sembra suggerirci l’artista sardo, evidenziando il tutto a suon di decibel sparati a manetta dove risuonano gorgheggi allucinati in stile Tenores de Bitti (che di tanto in tanto torneranno nel corso della serata qua e là senza fissa dimora, quasi a rimarcare le origini del nostro) deformati e mostruosamente osceni nella loro lucidità, accompagnati con  delle basi molto vicine allo stile harsh-noise di inizio millennio. La intro si tramuta piano piano in Tanca, brano di apertura del recentissimo e monolitico Die e Jacopo, one-man band per antonomasia, incomincia a spippolare con rara maestria su console, tastierine, samplers e laptop. Sin dalle prime melodie risalta subito all’orecchio che la luciferina e peculiare voce del Nostro in sede live è esattamente come quella che amiamo nei suoi dischi e questo, con i tempi che corrono (e coi filtri che girano), è un segno più che apprezzabile. Nel frattempo, sempre dietro la sua postazione, Jacopo sciorina una ad una, in perfetta sequenza, tutte le canzoni del nuovo album; canzoni come Buio o Carne vengono riproposte nude e crude senza troppi stravolgimenti, sempre sul filo tra avanguardia, ridondanza mistica, spinte progressive e pop drogato. 


("Gorgheggi allucinati in stile Tenores de Bitti" rintracciabili in Tanca)



L’alto volume del locale con l’aggiunta di qualche rumorismo in più coadiuvano il cantautore a perseguire la missione che si è imposto beffardamente sin dai tempi del primo omonimo Ep: come fosse un novello (e sadico) Virgilio, IOSONOUNCANE ci vuol prendere per mano e ci vuol fare da guida nel tortuoso cammino attraverso l’inferno odierno, ovvero il nostro mondo attuale, non risparmiandoci di alcuna visione possibile. Per questa ragione neanche Stormi, quella che al primo ascolto definiresti una canzone pop, riesce a conciliarti in toto con la vita, anzi. Nella scaletta tra Paesaggio e Mandria l’artista si prende la concessione d’improvvisarsi techno-dj andando giù duro di cassa dritta trasformando l’Init per qualche decina di minuti in un piccolo house-club. I bis sono due e sono affidati ovviamente al repertorio del debut-album: su La Macarena su Roma Jacopo ritrova tutta quella logorrea e teatralità che avevano caratterizzato il primo disco (spinte che si sono affievolite un po' nell’ultimo lavoro) e addirittura  abbozza un siparietto brechtiano, comico e agghiacciante al tempo stesso, dove le vittime designate del suo caustico sproloquio sono le donne. 


(Strormi, canzone così Pop che la mia vicina di casa 18enne l'ascolta a manetta, giuro!)


In chiusura, e non poteva essere altrimenti, l’artista imbraccia, per la prima volta in tutta la serata, la sua chitarra acustica e intona il suo capolavoro Il Corpo del Reato, per il sottoscritto una delle più belle e commoventi canzoni italiane di sempre sull’essere e il non essere

Marco 0f0 Giappichini