18 aprile 2015

A volte ritornano

E poi compare un post di Notizie Sullo Stato Della Musica Nell'Età Della Pietra, blog ormai in disuso da anni, in cui ho scritto per un bel po’ di tempo e che non era solo un blog ma uno specchio della passione per la musica che ha occupato pomeriggi interi, serate alcolicissime di un fantastico trio di amici (e un cane). 
E poi sono usciti negli ultimi mesi i nuovi lavori di Sufjan Stevens, Modest Mouse, Iosonouncane, artisti che ci piacevano tantissimo, di cui abbiamo visto concerti e scritto recensioni.
E poi vai a ricercare la tua ultima recensione di cui ignoravi l'esistenza, datata 2011 e pensi, mica male però. Anzi, proprio bella, mica come quella robbetta fighetta che scrivono i ragazzini di Noisey.
E poi ti metti a pensare che è passato un sacco di tempo e che quel sacco di ore libere per scrivere nel blog e registrare le puntate della webradio non ce le ho più, ma che la passione è sempre lì, e anche se gli dedico meno tempo, la ritrovo sempre al suo posto.
E allora che si fa? Ricomincio a scrivere, eddaje. Operazione nostalgia: modalità attivata.


A breve il ritorno di Signorina Zeta, che nel frattempo è diventata Signora Zeta.

Uyuni live @ Klamm, Roma 24 gennaio 2015



(da Blow Up #202, rubrica "Visti & Sentiti" febbraio 2015)


Nei comodissimi divani del Klamm (locale nato da pochi mesi ma che si è già conquistato un posto di rilievo tra i mille che spuntano come funghi nel movimentato quartiere del Pigneto) i live, non sappiamo esattamente il perché, acquistano sempre un sapore magico. Sarà per l’atmosfera cosy che si respira all’interno, sarà la bravura degli artisti chiamati a suonare in semi-acustico sulle… poltrone; sarà per la distanza tra artista e spettatore completamente azzerata grazie appunto ai “democratici” divani, sarà quel che sarà, ogni esibizione al Klamm è sempre una piacevole sorpresa, una perla inaspettata. Non fa eccezione il live degli Uyuni, band romagnola capitanata da Nicola “Lompa” Lombardi e fresca di uscita con il bellissimo album Australe (trovate la recensione su Blow Up #199). 

(uno scorcio dei divanissimi del Klamm, dietro Amaury Cambuzat. Eh oh, accontentatevi.)


Dal vivo la formazione a tre prevede la chitarra acustica di Lompa filtrata da pedali, pedaliere e tutto quello che si può avere a disposizione per stravolgere e rendere noisy il suono della chitarra, la batteria minimale (cassa, rullante, raid) di Inserireilfoppino ora suonata di spazzola, ora pestata più duramente e la sinuosa tastiera di Alice Berni usata come basso in alcuni pezzi e come tappeto armonico a mo’ di xilofono in altri. Weird folk non è il termine esatto ma può servire per far capire i mille sentieri che può prendere il sound del combo in sede live, partendo appunto dalla spiccata matrice folk-roots. Chicche pop come Molte volte niente o Albero, suonate in punta di bacchetta e cantate dal buon Lompa con l’ausilio del controcanto di Alice, si alternano a umori musicali puramente faheyani come Qualcosa a cui non pensavi da tempo dove è la chitarra a dominare la scena; brani resi robusti da botte di slide-guitar distorta e batteria pigiata quanto basta (che ci ricordano i Bud Spencer) fanno invece da contraltare a momenti di pura psichedelia e drone-ambient vedi alla voce Ojos de Salar, lì pensi subito a Six Organs of Admittence (che a parer mio non è poi così male come modello). 

(Albero, una delle più belle e commoventi canzoni folk-pop italiane degli ultimi decenni)


In scaletta anche brani pescati della tradizione americana come Pretty crowing chicken e la cover Dark was the night, cold was the ground di Blind Willie Johnson, per far capire quali siano le radici. Se passassero mai nella vostra città non declinate l’invito ad andarli a vedere. Ancora meglio se su un comodo divano. 

Marco @0f0 Giappichini

Thegiornalisti live @ Circolo degli Artisti, Roma 18 dicembre 2014


(Da Blow Up #201, rubrica "Visti & sentiti" febbraio 2015)


Per una band purosangue de romani de Roma fare per la prima volta Sold Out al Circolo degli Artisti è un po’ come per un brasiliano giocarsi la finale della coppa del mondo al Maracanà (ops!): non fare figuracce e portare a casa la coppa è l’unica cosa che conta. L’Intro un po’ ti-piace-vincere-facile che accompagna l’entrata della band è affidata a una Ricordati di me del Vendittone nazionale sparata a tutto fuoco dalle casse del Circolo che scalda e gasa non poco il fremente pubblico capitolino.

(video con grafica oscena tanto per farvi capire di cosa parliamo quando parliamo di Intro)


Se è vero che “..io sono uno di quelli che se a calcio sbaglia il primo pallone butta via tutta la stagione” (parafrasando Proteggi questo tuo ragazzo) l’apertura con Se lei viene giocata sapientemente bene dal combo anche se il baffuto frontman Tommaso Paradiso , visibilmente il più emozionato dei Nostri, inizialmente stenterà a ritrovare quel tono di voce così peculiare e caratterizzante (molti hanno gridato al plagio di Dalla) che si è fatto amare non poco su Fuoricampo.  Ma si sa, le canzoni esistono per essere smentite e il cantante piano piano, scaldandosi, troverà la giusta via e il concerto alla fine sarà tutt’altro che da buttar via. Fuoricampo dicevamo, il recente e consacratorio album dei romani che nella serata viene legittimamente sviscerato e passato in rassegna nella sua interezza; canzoni come Mare Balotelli o Fine dell’estate sono evidentemente diventate dei veri e propri anthem entrati di diritto nel cuore dal pubblico, veri e propri classici da cantare a squarciagola tutti insieme appassionatamente. I thegiornalisti non sono immuni a tutto questo entusiasmo e da ragazzi poco inclini alle pose quali sono, non smettono mai di ringraziare l’affetto profuso del pubblico. 

(video di "Fine dell'estate" @ Circolo con tanto di audio slabbratissimo e effettazzi psychedelici sullo sfondo)



L’atmosfera via via cresce e si fa calda e amicale. Quel mood ipnagogico e trasognante molto 80’s che impregna deliziosamente l’ultimo cd, reso benissimo anche in sede live (la band è in classica formazione chitarra, basso, batteria, tastiere & samplers), viene interrotto da una manciata di vecchi cavalli di battaglia dagli umori marcatamente più rock e sanguigni: vedi la afterhoursiana Io non esisto, oppure dalla strampalata versione chitarra-voce di Corso Trieste de i Cani, omaggio a Niccolò Contessa che si dice presente in sala. Chiusura affidata al tormentone Promiscuità (quello si molto dalliano) cantata da Tommaso in piedi sul bancone del bar e dai noi tutti lì sotto schiumanti. E così “..anche il più piccolo tremore se ne va quando sei su una nuvola”. 

(l'unico video che sono riuscito a trovare su youtube di "Promiscuità" esibita quella sera. Se date fiducia al testone che impalla il cantante all'inizio, dopo un pò si sposta.)
                                                              


Marco @0f0 Giappichini