12 maggio 2022

Thomas Dollbaum • Wellswood


CD/LP Big Legal Mess • 8t-41:22

Ascoltandolo, non facciamo fatica ad immaginarcelo con la pialla in mano (e con indosso una salopette e una berretta hipster di ordinanza), magari mentre fischietta quello che un giorno diventerà il ritornello di Strange, questo falegname di stanza a New Orleans che nel tempo perso si diletta a scrivere canzoni folk con il piglio indie-rock (oggi forse un po’ andato) candido e bamboccione della generazione nata artisticamente a cavallo tra gli anni zero e i dieci. A giudicare da questo primo risultato scalfito sul vinile non è tempo del tutto sprecato quello che Thomas investe nelle sue velleità musicali: “Wellswood” è un disco lucidissimo nella sua purezza, dedicato alla sua nativa Florida e ai moderni cercatori d'oro che in quella in quella terra promessa, considerata una sorta di Paradiso nel Paradiso (gli USA), vanno cercando fortuna (giovani squattrinati, briganti, truffatori, ragazze da marciapiede e, soprattutto, pensionati). Ovviamente la disillusione è dietro l'angolo. E sta qui il bello: “Nothing good comes from Florida, including you” si rivolge indulgentemente a sé stesso Dollbaum in una Florida (manco a dirlo canzone manifesto del disco) che parte springsteenianamente intima ma che non fatica a scoppiare di rabbia e risentimento tra chitarre scivolose e violini sostenuti. La voce nasale e sofferta di Thomas (un po’ Oldham e un po’ quel cantante lì che avete sulla punta della lingua) ha la tonalità giusta per cesellare, artigianalmente, storie di vite perse sopra ballate elettriche (God’s Country), r’n’b alla vecchia con falsetto (All is Well), irrequiete cavalcate younghiane (Gold Teeth) e lentoni post-grunge di rara intensità (Moon). Per i fan dell’indie-folk che flirta con l’alternative, pensando a gente come Grant Lee Buffalo, Gomez e Dan Mangan (e potremmo citarne altri mille, ma ci siamo capiti). (7). Marco Giappichini