18 settembre 2010

L'Italia? Un B-Movie!

Dilatazione - The Importance of Maracas In The Modern Age (Acid Cobra/Audioglobe)

A distanza di quattro anni dal sorprendente debutto "Too Emotional for Maths" tornano i Dilatazione che licenziano per Acid Cobra - sotto la produzione di Paolo Benvegnù - uno degli album più freschi e fieramente liberi del momento, dall'emblematico titolo "The Importance of Maracas In The Modern Age". Post-rock oltre il post-rock, l'album è la rappresentazione perfetta del percorso artistico intrapreso dai ragazzi di Prato, uno sguardo lucido e disincantato sul mondo di oggi (domani?) con la mente rivolta a un passato che non è mai avvenuto. Meno elettrici e languidi rispetto ai precedenti lavori i Dilatazione si presentano sulla soglia degli anni '10 con un album volutamente caustico che privilegia l'elettronica, pone accenti su momenti progressive e divagazioni free-jazz, usa toni da citazionismo b-move non disdegnando ritmiche in stile disco-funk.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Patrizio Gioffredi, chitarrista e una delle menti della band, per capire che importanza possono avere oggi le Maracas:


- Mi sembra che siete passati da uno stile più elettrico e dilatatato ad uno più elettronico e tirato; nel vostro ultimo album è venuta meno la vostra proverbiale seriosità e introspezione a favore di un (auto-)ironia più smaccata e sarcastica. Se il vostro sound prima era molto '90's e mogwayano oggi siete più vicini ad una veduta fieramente anni ‘0 che privilegia synth, elettronica e ritmiche funky (penso a band come Battles, Holy Fuck o all’ultimo Tortoise). I tempi cambiano o siete cambiati voi come persone? Insomma quali i motivi del vostro cambiamento?

E’ stato un passo spontaneo, senza premeditazioni. Dopo un album prevalentemente chitarristico ci siamo rimessi in gioco. Ciborio ha comprato una batteria elettronica, gli altri dei synth e abbiamo cominciato a sperimentare in quella direzione. “Too Emotional for Maths” era un disco più di “genere”. Con il nuovo non ci siamo posti limiti. Ed è venuto fuori un qualcosa che spesso guarda al passato, specie a certa musica cinematica degli anni ’70, ma che suona decisamente al passo con i tempi. Quanto all’approccio ironico abbiamo sempre avuto un lato cazzone e divertito che era l’ora di far emergere.
-Quanto hanno influito nel nuovo album le vostre esperienze extra Dilatazione con Ulan Bator (il fratello di Patrizio, Alessio, suona la batteria anche con la band di Cambuzat , nda) e con la John Snellinberg Film, che ha recentemente firmato il cult movie "La Banda del Brasiliano"?
Ciborio (aka Alessio, nda) è diventato ancora di più il motore del gruppo. Zappa diceva che è lo stile del batterista ad “imporre” una direzione alle band. Se escludiamo un paio di brani l’incedere della batteria è incessante. Noi gli siamo andati dietro! Quanto alla John Snellinberg Film un brano dei dilatazione, Exit Music (for a western) è finito in una delle scene migliori de “La Banda del Brasiliano” e firmiamo come Snellinberg pure i video assurdi dei Dilatazione. Stiamo girando il secondo. Il primo è il promo “Pucino”: http://www.youtube.com/watch?v=mpqLteIIfyk
-Due parole sul lavoro che avete fatto insieme a Benvegnù (produttore del disco).
Paolo è un pazzo totale. Scrive cose bellissime, riesce ad essere spudoratamente romantico senza leziosismi o forzature, ha un dono innato per la melodia. Ma nella produzione di “The Importance ...” ha spinto per far emergere con forza il nostro lato cazzone. Brani come “Pucino” o “Il motivetto Tastierini” sono nati in studio, con Paolo che ci riempiva la stanza di tastiere assurde e rideva come un pazzo dietro la consolle del mixer quando ne uscivano fuori melodie bizzarre. Salvo poi regalarci tocchi di classe come il fischio morriconiano e gli archi di “Exit Music (for a Western)”.
-Visto che la vostra musica è fortemente cinetica e cinematografica e visto il fatto che tu sei laureato in Cinema, la domanda sorge spontanea: quali sono gli autori cinematografici di riferimento?
Per “Too Emotional for Maths” la risposta sarebbe stata facile: più che gli autori le attrici meravigliose della nouvelle vague francese (sfido a trovarne di più belle nella cinematografia mondiale), Cassavetes e tutto quel cinema che assomiglia terribilmente alla vita. “The Importance” è un disco eclettico ed ogni brano potrebbe avere un corrispettivo cinematografico. In “Objects in mirror are closer than they appear” c’è pure un campionamento da “Terra in trance” di Roucha, ma il tono generale è quello di un B-movie allucinato.
-In “the importance…” c'è un pò di politica che arriva trasversalmente (pensiamo a titoli come Bettino Krauti e Exit Poll,...). Cosa mi dici a riguardo? Che senso ha la politica oggi nella musica?
Fare cultura in Italia, in qualsiasi forma, è una forma di resistenza. Il nostro approccio è ovviamente sarcastico, ma l’Italia di oggi è veramente uno scenario da B-movie allucinato. La bozza di Exit Poll nacque all’indomani dell’ennesimo exit poll sballato, “Bettino Krauti” ha un campionamento tratto dal discorso di un nostro grande “statista”. “Marx on Mars” è forse il titolo più significativo nell’era Marchionne.
-Come saranno i vostri live set? Ci saranno videoproiezioni o altri effetti scenici oppure privilegerete la semplicità?
I vecchi live erano spessi accompagnati da videoproiezioni. Il nuovo live sarà incentrato sulla musica, ma qualcosa di stupido lo inventeremo sicuramente.
-Alla fine tu ti muovi in diversi campi espressivi: suoni e componi per diverse band, hai partecipato alla realizzazione di vari cortometraggi e lungometraggi e hai pure scritto un libro (edizioni Castoro) sul grande regista Aki Kaurismaki. Allora di non soli bamboccioni è composta la nostra generazione (quella sui 30), si può fare ancora qualcosa di veramente libero e valido in questo paese? O è stata pura fortuna?
Si può fare, ne abbiamo le risorse e i mezzi. Quasi tutti i progetti nei quali sono coinvolto sono progetti che prevedono una “rete” di persone. Penso al network di band Trydog Lab (di cui fanno parte insieme a noi Murièl, Baby Blue, Samuel Katarro, Soloincasa…) o al collettivo Snellinberg. Dobbiamo superare un certo esasperato individualismo, che credo sia stato il principale nemico della nostra generazione. Il problema è vivere di sola cultura. La cultura è come tutti gli altri settori prigioniera di questa politica, del nepotismo, di un immobilismo asfittico. Fare cultura in Italia per chi non è un figlio di papà vuol dire lottare, in primo luogo contro il poco tempo libero a disposizione, tra un lavoro e l’altro. Mentre dove esiste che ne so un’industria discografica i nostri colleghi passano giornate a pensare all’accordo successivo, sorseggiando un drink. E’ una lotta impari, ma non molleremo.

OfO