31 ottobre 2010

Solari, Creative Collaborazioni

So Percussion + Matmos - Treasure State (Cantaloupermusic, 2010)

Non sono mai stato convito da jam session, collaborazioni, fusion di stile e neanche dalle cover, ma questo è un altro discorso.
Ricordo nei primi tempi dello scaricamento col mulo a fare nottate per riuscire a procurarmi Dave Groll che suona con i Motorhead o i Sonic Youth che avvicinano le chitarre ai beat dei Cypress Hill. Poi comincio a crescere e capisco che tali mescolamenti estremi sono validi solamente in taluni casi, casi in cui la parola magica può essere solamente una: Armonia. E allora passino pure Blackout di Method Man e Redman o, per tornare ad un genere un po' diverso, i duemila progetti portati avanti insieme da due mostri come Alva Noto e Ryuichi Sakamoto. L'ignominia, però, è dietro l'angolo e ne è esempio lampante la collaborazione tra Nobukazu Takemura e gli Zu dal titolo Identification with the enemy: A Key to the Underworld. Ascoltando questo disco ti viene voglia di fargliela ingoiare quella chiave pur di non farli tornare in superficie. Purtroppo esempi di fusion così brutte per gli occhi e per il cuore sono la prassi mentre di dischi che emulsionano sinergia musicale fra diversi artisti ne vengono fuori circa uno su diecimila.
Il primo impatto, venendo a conoscenza di Treasure State, è stato un po' difficile: forse scottato dall'ultima uscita del duo di San Francisco o in verità ignorante nei riguardi del passato lavorativo dei percussionisti newyorkesi (solo in seguito mi sono dedicato all'approfondimento attraverso la reiterazione dello stimolo musicale dal titolo Amid The Noise). Mettendo anche in conto che i consigli musicali di Of0, aka il guru di Notizie sullo Stato della Musica nell'età della Pietra, non mi trovano sempre d'accordo, i dubbi al primo ascolto della Brand New erano feroci come un gruppo di armadilli.
Gli armadilli sono però stati spazzati nell'ade insieme ad Identification with the Enemy e la pioggia di applausi provocata dal primo ascolto di Treasure State ha consacrato la collaborazione nel gotha della sublimazione del gusto auditivo.
Non saprei definire questo lavoro se non armonioso e stupefacentemente psicoattivizzante.
I Matmos stendono il loro impeccabile tappeto di suoni dove gli eclettici percussionisti pestano martelli e xilofoni. Il viaggio ha una vastità disarmante: dal Giappone imperiale alla Cina ottocentesca, dalla pioggia frenetica alle fiamme serafiche, dall'impenetrabilità oscura alla sfavillante freschezza.
So che sembrano le esternazioni psicotrope di un internato ma vi posso assicurare che troverete tutte queste sfumature nello stato del tesoro in cui le due formazioni hanno costruito il loro bastione. E vi assicuro che non hanno intenzione di mostrarvi le chiavi del sottosuolo!

28/30


Tòmmie