12 novembre 2010

My name is Prince and I am Funky

Prince Live @ PalaLottomatica
(Roma 02.11.2010)


Erano più di venti anni che il genio di Minneapolis non veniva a Roma. Allora me lo persi perché facevo il militare (cose che capitavano ai maschietti nati nella seconda metà dell’altro secolo…). Nella mia classifica personale dei live da non perdere, quello di Prince era al primo posto. E stavolta non mi sono lasciato sfuggire l’occasione.

Diciamo subito che il principe Rogers Nelson, presentatosi in splendida forma fisica, ha fatto un concerto spettacolare. All’inizio mi è un po’ dispiaciuto non vedere sul palco una bella sezione fiati; la band era composta da tre coriste (Shelby Johnson, Liv Warfield, Elisa Dease), ben tre tastieristi (il maestro di pianoforte Renato Neto, Morris Hayes e Cassandra O'Neal), un batterista (un superbo John Blackwell), una bassista (l’attraente Ida Nielsen) e la funanbolica chitarra del genio. Ma in questo concerto Prince, della sua più che trentennale carriera, ha nettamente privilegiato gli anni 80 e quindi è stato coerente nello scegliere una band che avesse le caratteristiche soniche di quegli anni (leggi prevalenza delle tastiere). Le mie perplessità iniziali sono state spazzate via quasi subito dalla poderosa ondata sonica che sua maestà ci ha riversato con un incipit sismico. Infatti si parte con Let’s Go Crazy, Delirious e 1999. A quel punto il PalaLottomatica è già una bolgia e sotto il palco si balla sfrenatamente. Quando poi Controversy sfocia nel mitologico hit funky-dance Le Freak degli Chic, i seimila fans presenti si sono letteralmente scatenati. La successiva Angel, intensa ballad di Sara McLachlan , affidata alle ottime doti vocali della corista Shelby Johnson, ci ha dato un attimo di tregua chinesiologica. Poi le danze sono continuate grazie all’irresistibile ricetta sonora del principe fatta di contagioso groove funky, iniezioni di energia rock, spruzzate di psichedelia , ritmi dance e dolci aromi soul. Assistere ad un concerto di Prince è come ripercorrere ad altissima velocità tutta la secolare storia della musica afro-americana. Così è facile ritrovarsi a danzare sulle note di Let’s Work e di Kiss, splendido brano tributo al maestro James Brown, o a cantare a squarciagola Purple Rain, mentre le volte del PalaLottomatica si colorano di viola e le note del suo assolo di chitarra si trasformano in affilate saette che vanno a centrare quel muscolo che è bersaglio esclusivo di Eros. Mr Nelson si muove sinuoso e balla con classe; la sua voce è sempre gestita con grande destrezza e come maestro di cerimonia non conosce rivali. His name is Prince the one and only!


Voto: 30/30

Massimo Daziani


P. S.: Questo concerto faceva parte del 20 Ten tour 2010. 20 Ten è il titolo del recente disco che Prince ha pubblicato allegandolo a riviste tedesche, scozzesi, inglesi e belghe... Era lecito aspettarsi la riproposizione live di alcuni dei brani presenti in questa sua ultima fatica discografica. E invece mancu pi nenti! Nobili stravaganze...

P.S. II: Dopo 22 pezzi, quando si erano già accese le luci e il PalaLottomatica era quasi vuoto, il principe della sregolatezza si è ripresentato sul palco e ha fatto una versione di Peach, pare tiratissima. Avrete capito che io, come molti altri, ero già uscito…Ma porca escort!