18 gennaio 2011

My Favorite Things, parte seconda

Siamo arrivati alla seconda parte della superclassifica 2010 divisa per “labili” categorie... Nel precedente post, durante il taglia e incolla, ho dimenticato di inserire Ty Segall tra gli artisti elencati sotto la sigla New Lifeblood,. Eccomi pronto a rimediare, consigliandovi caldamente il suo Melted (Goner Records), a metà fra garage sporco e folk malato, tra punk e Syd Barrett. Buona lettura.

New Classics

Antony And The Johnsons – Swanlights - Secretly Canadian ; Arcade Fire - The Suburbs – Merge ; Broken Social Scene - Forgiveness Rock Record - Arts & Crafts ; Damien Jurado - Saint Bartlett - Secretly Canadian ; Eels - End Times - Vagrant; ; John Grant - Queen Of Denmark - Bella Union ; Liars - Sisterworld – Mute ; Natalie Merchant - Leave Your Sleep – Nonesuch ; Nina Nastasia - Outlaster - Fat Cat ; Shearwater - The Golden Archipelago – Matador ; Spoon - Transference - ANTI ; Sufjan Stevens - All Delighted People EP - Asthmatic Kitty ; The BellRays – Black Lightning - Fargo; The Black Keys - Brothers – Nonesuch ; The Coral - Butterfly House – Deltasonic ; The National - High Violet - 4AD; Wovenhand - The Threshingfloor - Glitterhouse
Ormai ci sono musicisti che certo non possiamo più considerare degli esordienti; il loro valore artistico è tale, che ogni uscita suscita grande aspettativa. Sono i nuovi classici: personaggi come Antony Hegarty, che anche stavolta ha saputo toccare le corde più profonde del nostro animo, come Damien Jurado che ci ha regalato un folk-rock di nostalgica dolcezza, gruppi come gli Arcade Fire, che hanno messo d’accordo tutta la critica musicale con un rock onesto che racconta storie di sobborghi metropolitani, come i Broken Social Scene con il loro indie-rock arcobaleno, come i Liars che all’opposto ci regalano un affresco rock inquietante ed oscuro, come gli Shearwater con il loro folk rock sontuoso e ambientalista. Gli Spoon continuano a sfornare lavori multiformi che, pur attingendo alla tradizione rock, sanno essere sempre originali, i BellRays hanno ancora energia da vendere e sanno come sempre mischiare in maniera mirabile punk&funky, hard-rock&soul, i Coral ci regalano un’opera di struggente bellezza, omaggio ai suoni del passato (leggi California anni 6O), i National continuano con il loro pop elegante e solenne, dietro la sigla Wovehand si cela David Eugene Edwards che, lasciatisi alle spalle i mitici 16 Horsepower, ci delizia con un country-folk malato e oscuro, venato di screzi psichedelici. A dire la verità la veterana Natalie Merchant poteva tranquillamente far parte degli Oldies But Goodies, ma si tratta pur sempre di una signora(artista sopraffina) e non era carino metterla tra i vecchi leoni... Di lei e degli altri non citati in queste brevi note potrete cercare alla voce recensioni.

American Fields

Avi Buffalo - Avi Buffalo - Sub Pop ; Band Of Horses - Infinite Arms - Brown ; Bonnie ‘Prince’ Billy & The Cairo Gang – The Wonder Show of the World - Drag City ; Deer Tick - The Black Dirt Sessions – Partisan ; Delta Spirit - History From Below - Rounder ; Dylan LeBlanc - Paupers Field - Rough Trade ; Justin Townes Earle - Harlem River Blues – Bloodshot ; Patrick Park - Come What Will - Badman ; Pernice Brothers – Goodbye,Killer - One Little Indians ; Phosphorescent - Here's to Taking It Easy - Dead Oceans ; Radar Brothers - The Illustrated Garden - Chemikal Underground ; Ray LaMontagne & The Pariah Dogs - God Willin’ And The Creek Don’t Rise - Red Ink ; Truth And Salvage Co. - Truth And Salvage Co. - Silver Arrow ; Walter Schreifels - An Open Letter To The Scene - Arctic Rodeo ; Wooden Wand - Death Seat - Young God
E’ innegabile che i musicisti americani abbiano sempre avuto un rapporto semplice e diretto (leggi per nulla conflittuale) con la propria tradizione musicale. Nel corso del tempo la critica specializzata si è spesso ingegnata nel coniare nuovi termini (american folk music revival, country rock, outlaw country, americana,alternative country) per spiegare questo indissolubile legame che unisce artisti giovani con musicisti del passato, l’antico con il contemporaneo. Sta di fatto che ancora oggi continua ad esserci questa attrazione fatale per il suono tradizionale; dunque anche quest’anno sono usciti ottimi album che prendono ispirazione dalle musiche che hanno sempre echeggiato nelle grandi praterie del Nord America. I giovanissimi californiani Avi Buffalo con il loro omonimo esordio sono stati accostati al suono indie-rock di band come gli Shins, ma è indubbio che ci sia un retrogusto anni sessanta che richiama ai grandi protagonisti del country-rock (Neil Young e Byrds in primis), i Band Of Horses si confermano gruppo dal suono suggestivo con le loro splendide armonie vocali, il “maestro” Bonnie Prince Billy si fa accompagnare dai Cairo Gang (ovvero Emett Kelly & friends) per rendere elettrico il suo scarno songwriting, creando un suono con suggestioni alla CSN&Y, i Deer Tick ci conquistano con un folk-rock sporco e malinconico, i Delta Spirit, provenienti da San Diego, rileggono con sincerità freak il folk dei padri (Dylan su tutti). Justin Townes Earle, Patrick Park e Ray LaMontagne, ognuno con il proprio stile, rinverdiscono la secolare tradizione dei folk singer; anche Walter Schreifels, proveniente da esperienze musicali lontane anni luce dalla musica popolare americana (leggi hardcore), si mette in proprio e si lascia ammaliare dalle sirene dell’alt country, con ottimi esiti, come pure nel disco dei redivivi Radar Brothers si sente più decisa una vena di americana. Phosphorescent, ovvero Matthew Houck, autore di un’opera matura, impreziosisce il suo stile con sapori country-rock, grazie alla presenza di una strumentazione ricca (a volte sono presenti anche i fiati). I Pernice Brothers creano un disco delizioso che riesce a far convivere con grazia sonorità country e tentazioni pop. Per finire citiamo i Truth And Salvage Co., prodotti da Chris Robinson dei Black Crowes, autori di un disco di canzoni ben scritte, dal sapore country, con aromi southern e i Wooden Wand giovani eredi del country maledetto di scuola Hank Williams. Dylan LeBlanc è stato già celebrato in fase di recensione (vedere Emozioni d’Autunno…).

Hard Times For Heavy People…

Black Label Society – Order Of The Black – Roadrunner ; Danko Jones - Below The Belt - Bad Taste ; The Sword - Warp Riders - Kemado ; Wino - Adrift - Exile On Mainstream
Non ho nessuna intenzione di addentrarmi in un universo musicale sterminato come il metal. Ci vogliono gli esperti del settore. Però qualche volta riesco ancora a pescare del buon sano hard-rock che mi riporta alla mia infanzia musicale, alimentata dai classici Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath… E allora prendiamoci una cura ricostituente di energia con i Black Label Society di Zakk Wylde, autori di un disco potente a cavallo tra hard e metal, con lievi sfumature southern, oppure rinfranchiamoci con i canadesi Danko Jones, fautori di un rock’n’roll ad alto voltaggio. Se amate le sonorità stoner debitrici del suono sabbattiano non lasciatevi sfuggire il disco degli Sword, mentre un altro veterano del doom metal, il funambolico chitarrista Scott “Wino” Weinrich, ci offre un disco quasi completamente acustico che svela la sua anima più rock.

Dissonanti Armonie
Arandel - In D – Infiné ; Caribou - Swim – Merge ; Daft Punk - Tron Legacy – EMI ; Flying Lotus - Cosmogramma – Warp ; Four Tet - There Is Love In You – Domino ; Gonjasufi - A Sufi And A Killer – Warp ; The Album Leaf - A Chorus Of Storytellers - Sub Pop ; The Books - The Way Out - Temporary Residence.
Parliamo di quegli artisti che si muovono tra elettronica e ritmi, tra suggestioni da colonna sonora e ritorno di fiamma alla forma canzone. Dan Snaith, in arte Caribou, ci ammalia con il suo pop elettronico variopinto, il “maestro” Flying Lotus ci fa accomodare sulla sua astronave sonora per farci fare un viaggio cosmico, i Daft Punk ci sorprendono con una colonna sonora che li mostra musicisti completi, Four Tet (Kieran Hebden) ci avvolge con la sua elettronica purificatrice, i The Books, campioni della folktronica, ritornano per stupirci con il loro mosaico musicale. Come sempre, per gli altri vedere alla voce recensioni.

Massimo Daziani