29 ottobre 2009

2 Sides of the Moon

Da una parte c’è una voce delicata che confina con la sensualità, dall’altra un canto da maschiaccio a dir poco conturbante. Due nazionalità a confronto, due approcci musicali agli antipodi, due nomi d’arte (o moniker... come va di moda ora) che lasciano il segno. Sono Annie Clark in arte St. Vincent dall’Oklahoma e Mica Levi detta Micachu dalla Gran Bretagna. In comune ben poco da spartire, diresti. Invece. Invece abbiamo a che fare con due delle menti musicali più geniali e più brillanti degli ultimi tempi. Due giovani artiste (quarantasette anni in tutto) che dopo anni di dura gavetta e tanto lavoro oscuro alle spalle si sono emancipate uscendo allo scoperto con due dischi preziosi e importanti. Due dischi accomunati da un fare e da un sentire la musica in modo moderno, libero e geniale.

St. Vincent – Actor (CD 4AD/Self, 2009)
Annie è, tra virgolette, la più classica delle due. La polistrumentista americana congegna un album di pop orchestrale, “sporcato” da schizzi rock ed elettronici, figlio senza dubbio della passata esperienza della Nostra trascorsa a suonare per mezzo mondo nella band di Sufjan Stevens e nei Polyphonic Spree. Con Actor siamo nei territori lievi e sublimi della fiaba. Una novella pop dove, come tutte le fiabe che si rispettino, non possono mancare episodi più scuri (per esempio Actor out of work) che fanno da contraltare a una solarità di fondo che pervade gran parte dell’Album (Laughing With A Mouth Of Blood su tutte). L’orchestrazione di Actor, curata nei minimi dettagli, è coloratissima e s’integra compiutamente con le basi elettroniche, centellinate alla perfezione, che danno risalto e forza alla delicata voce di Annie. Fiati, archi, piano e sezione ritmica s’intrecciano rincorrendosi di continuo in questo trasognante e sentimentale disco che unisce con forza folk, rock e pop a una forma di sperimentazione soft e per nulla ridondante. voto: 26/30.


Micachu & the Shapes – Jewellery (CD Rough Trade, 2009)
Inequivocabilmente quando metti per la prima volta sul lettore Jewellery di Micachu t’investe un marasma di informazioni musicali che ti lasciano a dir poco interdetto. Già dai primi accordi (se cosi si possono chiamare) di Volture ti chiedi se è questo il modo di suonare una chitarra. La voce biascicata di Mica fa il resto. Poi, dopo aver ascoltato in soli 2 minuti di canzone tutte le tendenze musicali degli ultimi vent'anni di storia, arriva il ritornello con quel ritmo danzereccio e quella melodia zuccherina che ti rimettono in sesto. Incominci allora ad accorgerti che sei di fronte ad una delle opere musicali più eccellenti e importanti di fine decennio. Tra l’avanguardia e il pop, dentro Jewellery c’è di tutto. Elettronica scazzona, punk inbufalito, hip hop multietnico, lo-fi anni ‘90, folk sghembo, rock d’assalto e tanto altro ancora. Tutte fonti d’ispirazione per questa riccioluta ragazza (classe 1987) inglese di nome Mica Levi, una (post)moderna figura luciferina che si diverte come una matta a ripercorrere la storia della popular music, rinnovandone di continuo gli spazi. Un’artista in fiore (il live lo evidenzia) che non tarderà a sbocciare completamente. voto: 29/30.

OfO