24 novembre 2009

Un viaggio nell'Italietta pane e salame!

Zen Circus - Andate tutti Affanculo (Unhip Records / La Tempesta Dischi / Infecta Suoni E Affini 2009)

Si riparte da Vent’anni per scoprire all’improvviso di averne una trentina, con la consapevolezza di essere un Vecchio senza esperienza. La penultima canzone contenuta sul precedente Villa Inferno (Unhip Records / Audioglobe 2008) diventa così un sorta di trampolino di lancio per una palingenesi creativa che ritorna in quei luoghi per diventare altro: quadratura del cerchio non è la parola esatta ma la prima che mi viene in mente. Approdo per una band d’esperienza che si scopre ormai matura e pronta per non sottrarsi ai propri obblighi e doveri. Finalmente l’Italia e l’italiano, con i suoi figli di puttana e tutto il resto,… Andate tutti Affanculo l’unico imprescindibile e inesorabile slogan da lanciare verso i posteri in questa italietta sporca e malsana di fine decennio. Un grido lancinante e lapalissiano da rivolgere contro tutti e contro tutto (anche contro se stessi, perché no); rivolto certamente a chi ci ha portato in questo Hic et Nunc che non lascia scampo (It’s Paradise o Gente di Merda) ma anche contro chi non ha fatto nulla per cambiarlo: sostanzialmente quelli che hanno adagiato il proprio culo in questo comodo nulla solamente per pavidità o ignoranza (L’egoista o Ragazza Eroina). Non si salva nessuno allora? No! Nemmeno il Natale! “Siam morti e da vermi ricoperti”. Facciamocene una ragione. E l’ironia allora? C’è, ma serve solamente per cucinare il tutto a fuoco lento, non c’è niente di salvifico in essa. Se c’è uno spiraglio di sole, quello è da cercarlo altrove. Non ora. Non è il momento.
Andate tutti Affanculo sembra quasi un viaggio. Un road-movie molto movimentato attraverso il “Belpaese” su uno scalcagnato Van. Gli Zen trovano nel (cow)punk e nel folk(combat)rock le uniche vie percorribili per raccontarci con urgenza e dovuta perizia (tra il pubblico e il privato) questo nostro crack economico e spirituale d’inizio millennio. Nel cruscotto troveremo attaccati i santini raffiguranti i soliti noti: i Violent Femmes, gli Stones, i Meat Puppets che ci guardano dall’alto e ci proteggono. Sperando di arrivare a destinazione sani e salvi.
Condito da scariche psichedeliche (Andate tutti affanculo), da trahismi di celentaniana memoria (We just wanna leave), umori western (la coda di It’s Paradise), riot grrrl sound (Vuoti a prendere con Nada) e momenti blueseggianti (Amico mio), l’album è approdo e ripartenza di tre ragazzi cresciuti geograficamente con il sarcasmo del Vernacoliere (non me ne vogliano i pisani), con le nere poesie drogate create nelle tavole di Gipi, con il disincanto post-adolescenziale dei primi film di Virzi.
Il Circo Zen è tutto questo e anche di più: tetra e beffarda consapevolezza che nel presente non v’è certezza. Uno Show che dal vivo si palesa in tutta la sua flagranza.

28/30

OfO