3 dicembre 2009

Disturbati

Say Anything – Say Anything (RCA Records, 2009)

I Say Anything sono un gruppo pop-punk che nasce nel 2000 a Los Angeles come creatura del poco più che ventenne Max Bemis, dopo la consueta gavetta composta da un paio di ep ed un disco autoprodotti, nel 2004 firmano per la Doghouse Records ed incidono “…is a real boy”, che ottiene immediatamente ottimi riscontri sia di critica che di pubblico.
Inizialmente concepito per essere una rock opera che narra la storia di una band mediocre che giunge improvvisamente al successo, l’album è quasi interamente scritto e suonato da Bemis, di particolare importanza sono i testi che rimandano al disturbo bipolare che affligge il giovane frontman provocandogli ansia, paranoia e depressione.
In seguito pubblicano un album doppio nel 2007 "In defense of the genre", che però non convince del tutto.
Questa quarta ed ultima fatica della band, uscita a novembre di quest’anno, suona sorprendentemente matura e compatta, mantiene ottimi standard dall’inizio alla fine.
Soprattutto spiccano tra tutte l’iniziale “fed to death”, il singolo “hate everyone” e la schizofrenica “Mara and me”.
Un ottimo disco dunque, che esce fuori dai soliti schemi del “punkettino” americano degli ultimi tempi (quello alla Blink 182 per intenderci), principalmente per la capacità del gruppo di farsi influenzare da vari generi (indie, alternative e quant’altro) e che consiglio non solo agli appassionati.
25/30


The Antlers – Hospice (French Kiss, 2009)

Per comprendere gli Antlers bisogna raccontare la storia del newyorkese Peter Silberman. Giunto intorno ai vent’anni, si isola da tutto e tutti in un appartamento di Brooklin iniziando a comporre musica, ne uscirà un anno e mezzo dopo con una manciata di canzoni, tra cui quelle che pubblica sotto il nome di Antlers nel disco "In the attic of the universe" (2007), di ispirazione Sydbarrettiana.
Hospice è il terzo disco di quella che nel frattempo e’ diventata una vera e propria band, nato inizialmente come autoprodotto in seguito e’ stato rimasterizzato e pubblicato dalla French Kiss in agosto.
L’album risulta decisamente più cupo nelle tematiche rispetto al precedente, raccontando la storia di un uomo che vede morire la propria amata di cancro in un ospedale, ed è altrettanto oscuro nella musica e nelle melodie.
L’abilità di Silberman sta nel pescare a piene mani il meglio della musica indie dell’ultimo decennio e riproporlo in maniera originale e complessa, il disco infatti risulta estremamente vario: dal post-rock di "kettering" al singolo dalle derive folk "two" (per citare alcune canzoni),all’inizio può sembrare ostico, ma cresce incredibilmente col passare degli ascolti.
Una menzione particolare deve essere fatta per la traccia numero tre, Sylvia, sicuramente uno dei brani più belli che abbia ascoltato ultimamente.
Gran Disco.
28/30

Pucho