3 dicembre 2009

Un disco con il quale o senza il quale si rimane tali e quali

Julian Casablancas - Phrazes For The Young (RCA, 2009)



Riascoltando la discografia degli Strokes, band newyorkese chiaccheratissima e super modaiola, si arriverà alla conclusione che solo il primo album, "Is This It?", si sia realmente meritato le attenzioni del mondo intero. I due dischi successivi erano abbastanza ripetiti, banali e assolutamente al di sotto delle aspettative. Ed adesso il debutto come solista del frontman, Julian Casablancas, idolo indiscusso di indie-cucciole di mezzo mondo perché spettinato quanto basta, scheletrico al punto giusto e vestito alternativamente come si deve.

Con "Phrazes For the Young" Julian Casablancas vuol far credere al grande pubblico di mostrare tutto il suo talento senza freni nè compromessi con la band; in effetti l'album può anche spiazzare, se ci si accinge ad ascoltarlo pensando che suoni come uno degli Strokes.
E' ricco di suoni sintetici, tastiere e batterie elettroniche che sostengono la classica voce sghemba di Julian che però manca di incisività ed energia. Sembra confezionato troppo frettolosamente e pubblicato prima ancora che potesse crescere e prendere un forma definitiva.

Le canzoni sono a metà tra il pop e il rock più becero e piacione che ci sia, basti pensare al singolo "11th Dimension", con quel ritornello così eighties, così orecchiabile quanto facilmente dimenticabile. Così fregatura. Per non parlare delle insostenibili "Glass" e "Tourist". Il bel Julian le tenta proprio tutte le strade, dal pop più easy fino ad improbabili e maldestri cenni country (?!?) in "Ludlow Street", punto più basso dell'intero disco, e blues in "4 Chords Of The Apolcaypse".

Il ragazzo non si è applicato abbastanza e ha mostrato tutta la mercanzia troppo in fretta.
Se questi sono i risultati, viene da chiedersi: "Julian, ma chi te lo ha fatto fare?"

Voto: 21/30

Eleonora Zeta Zarroni