2 gennaio 2010

Pazzeschi!

Tortoise live @ Circolo degli Artisti, Roma 25/11/2009


“Da Paura”, “Questi sono degli alieni”, “Ammazza come sonano”, “Da stasera posso attaccare la chitarra al chiodo”… Queste, cito alla rinfusa, sono le esclamazioni provenienti dal pubblico sentite tra una canzone e l’altra quando sul palco suonano i Tortoise. Senza fare troppi panegirici lo possiamo tranquillamente ammettere: questi ragazzi dal vivo sono semplicemente mostruosi. Si palesa difatti davanti ai nostri occhi quello che fino a questa sera era solamente ipotizzabile: i cinque ragazzoni di Cicago che portano i nomi di John McEntire, Doug McCombs, John Herndon, Dan Bitney e Jeff Parker nella vita hanno un solo e unico scopo che li accomuna: scandagliare in tutti i modi (i generi) possibili e con qualunque mezzo (strumento) a loro disposizione le infinite vie che portano al (post) rock. Trovato nel palco il luogo ideale per portare a termine la propria missione questo dream team composto da cinque polistrumentisti duttili e formidabili, ha dato vita a un ora e mezzo abbondante di ricerca musicale che non ammette repliche; un trip sonoro dove ogni elemento sul palco, lungi dal compiere un mero compitino, suona e si scambia in continuazione qualsiasi strumento gli capiti a tiro, per dimostrare che la musica non ha confini e traiettorie specifiche. La cellula di partenza è la ritmica. Le due batterie posizionate una di fronte all’altra in bella evidenza nel proscenio del palco ne sono prova tangibile e costituiscono l’intelaiatura di un suono coloratissimo e variegato che nasce proprio dalle combinazioni e dagli incastri dei due strumenti, spesso suonati all’unisono. Ma anche la maggior parte degli altri strumenti sono utilizzati per la loro valenza timbrica e percussiva, siano essi Moog, vibrafoni, xilofoni, tastiere e basso. La chitarra a colorire il tutto con qualche accordo rarefatto, messo nei punti giusti. L’elettronica, spesso preponderante nei dischi, viene invece centellinata a favore appunto di un sound sanguigno e “analogico” che nasce e si sviluppa dalla combinazione e dalla commistione di generi (dal prog al dub) per poi diventare unico e inimitabile. Come c’era da aspettarsi la scaletta premia l’ultimo “Bacons of Ancestorships" mettendo in secondo piano i gioielli provenienti da album come “Tnt” o “Tortoise”, ma questo ci è del tutto indifferente: avessero suonato anche un album intero di Nino D’Angelo saremmo rimasti lì, senza fiato, abbacinati e interdetti dalla forza di una musica che ha oggi valore di aggettivo.


OfO