14 agosto 2010

Sudoeste Festival


Lascio Viseu (simpatica cittadina nel nord del Portogallo dove mi trovo per il Progetto Leonardo) alla volta di Zambujeira (ridente paesino nel profondo sud) per una buona causa: la quattordicesima edizione del Sudoeste Festival. Il programma è ghiotto, una settimana di bella musica (Flaming Lips, M.I.A., per fare qualche nome), ma, dovendo scegliere mi butto sulla domenica.

Si comincia verso le 19.30 con un gruppo portoghese, Peixe: Avião, che rompe il ghiaccio con un rock velato di elettronica e influenzato, soprattutto, da un tale Tom Yorke. La band si rivela all’altezza della situazione e ne approfitta per presentare canzoni del loro secondo album in uscita a Settembre.

A seguire Mike Patton’s Orchestra, non tanto per dire, visto che di orchestra si tratta davvero. Musicisti per lo più italiani (con il Gabrielli al sax e flauto traverso) ma anche elementi dell’Orchestra dell’Algarve. L’eclettico italo-americano porta in scena il suo più recente progetto Mondo Cane, dove ripesca classici della musica italiana degli anni ’50-’60. Il concerto, che segna il passaggio dal giorno alla notte, viene molto apprezzato dal pubblico portoghese, poco abituato a certi virtuosismi, che si scatena in cori dalla dubbia pronuncia italiana. Bisogna dire che anche Michele, nonostante gli anni passati nel Belpaese, ha ancora diverse difficoltà con la lingua di Dante!

Il testimone passa agli Air, dei quali riesco solo a vedere le ultime due canzoni (per fortuna anche le mie preferite): l’intramontabile “Kelly watch the stars” e una versione quasi irriconoscibile di “Sexy Boy”. Questo perchè l’esibizione dei francesi era in concomitanza con quella dei Beirut.

La band del trombettista e mentore Zack Condon si trova in Portogallo per la prima volta e quasi non ci crede all’entusiasmo del pubblico, che nonostante il piccolo e poco adatto palco, continua a riversarsi sotto il tendone. Si parte con "Nantes", "Elephant Gun", "Mount Wroclai (Idle Days)" e "Sunday Smile", che mandano la platea in estasi tra caldo afoso, testi cantanti a memoria e grida di isteria, infine regalano ai fans diverse nuove canzoni e l’atmosfera è talmente bella che nessuno vuol lasciare andare i musicisti americani. Sono sicura che i Beirut non si dimenticheranno del Portogallo nel prossimo tour!

Ecco il momento dei Massive Attack, e a questo punto della serata, il pubblico, secondo gli organizzatori, oscillava sui 41 mila spettatori. Il duo inglese, composto da Robert Del Naja e Grant Marshall, presenta le canzoni dell’ultima fatica “Heligoland”, accompagnato da diversi ospiti, quali: Horace Andy, Martina Topley-Bird e Deborah Miller. Quindi si parte con "Splitting The Atom", tra gli episodi più riusciti del nuovo album, e una "Unfinished" con acuti da brivido della Miller. Non mancano invece i classici "Teardrop", "Angel" e "Inertia Creeps", direttamente dal 1998, né la critica politico-sociale che scorre nelle pungenti proiezioni alle spalle dei musicisti. L’apoteosi finale è segnata da un’emozionante "Atlas Air" che mostra la qualità dei musicisti che accompagnano il duo.

L’headliner della serata è David Guetta e, come spesso capita in questi “festivaloni”, lascio la folla impazzita per far ritorno, soddisfatta, a Zambujeira Town.

Fox