25 novembre 2010

Perle da un recente passato - Vol.1

Siccome da un punto di vista prettamente nostalgico amiamo prenderci a martellate, inauguro qui ed ora la trasposizione scritta della rubrica web radio 'perle da un recente passato', aka cosa resterà di questi anni zero. L'intento è anche (soprattutto?) quello di riportare alla luce dischi passati immeritatamente in sordina.

Black Pony Express - Love in a cold place (Bang! records, 2006)
Fascino indomito del cartonato, di tratti scuri che disegnano vette stilizzate, di un titolo curioso e quantomeno attraente. Una copertina dimessa che ha rubato la scena tra le tante colorate, un nome sconosciuto tra le solite facce note. La vera sorpresa è arrivata poi, dentro. L’impatto è immediato e devastante, già alle prime note dolenti di un blues molto poco redento, nonostante il titolo. I Black Pony Express vengono dalla terra dei canguri, ed è ancora stupore. Come se la lezione di Cave da quasi trent’anni a questa parte non ci avesse insegnato niente. Se non altro non ci ha insegnato come certi debutti possano avere una maturità così sconcertante. Di riferimenti e nomi se ne possono fare tanti: dai Black Heart Procession ai Dirty Three passando per i cigolanti Sparklehorse degli esordi. Tutto inutile, sarebbe solo una lista di nomi alla rinfusa tale da non rendere giustizia al pregevole amalgama di suoni ed atmosfere che si snodano attraverso le dieci tracce di Love in a Cold Place. Dopo un brano di apertura che non lascia spazio ad equivoci c’è giusto il tempo d’una breve boccata d’ossigeno. Poi sono struggenti ballate che graffiano il cuore, riflessioni strumentali che scavano a fondo, imponenti passaggi rock noir nel furore pieno e malinconico di una tormenta di terra rossa del deserto australiano. Non è tutto: da est ed ovest giungono echi ed influenze musicali partiti dal midwest americano a scavalcare oceani e lambire inaspettatamente le cime dei balcani, per arrivare fino a Melbourne. E’ forse tutto. E se queste parole raccontano poco il consiglio partigiano è quello di lasciare spazio all’ascolto di questo notevole esordio, per far sì che esso si riveli in tutto ciò che è. Folgorante.

voto 30/30

Diego