3 settembre 2025

Will Paquin • Hahaha • CD/LPSecretly Distribution • 11t.



Originario di Boston ma residente a L.A., il chitarrista e cantante Will Paquin esordisce sul lungo con questo “Hahaha” dopo aver sfornato alcuni ep e singoli che avevano alimentato curiosità sulle sue doti di scrittura. Se l’iniziale We Really Done It This Time fa pensare subito ai Radiohead, il resto della scaletta privilegia un sound garbato in puro stile psych-pop anni 2000 (la title track, Orangutan) che non disdegna intimismi folk alla Villagers (Roll The Dice, Jibby’s Theme), caramelline post-grunge (I Work So Hard e Our World Is Falling Apart), introversi post-rock (Slifer The Sky Dragon), poliritmiche alla Vampire Weekend (Everything) e psicotici wave (Gum e la devo-ta I Need To Know). Un piacevole potpourri di slacker-rock fannullone. [7.5] Marco Giappichini

13 febbraio 2025

Sharon Van Etten & the Attachment Theory • Sharon Van Etten & the Attachment Theory

 




Primo album ‘collettivo’ per Sharon Van Etten: gli Attachment Theory, come si evince dalla solidale copertina che li ritrae tutti e quattro insieme, sono la sua band e il nome è figlio della famosa teoria dello psichiatra britannico John Bowlby, cosa non del tutto casuale visto che in giro si dice che Sharon stia studiando per diventare terapista(!). La nuova creatura vanettiana si concede in toto agli anni ‘80, alla new wave in particolare, ed ai synth più profondi e siderali della faccenda (Live Forever!); dando spazio ad un'epica springsteeniana (lei, nata in New Jersey) sgamata in Afterlife ma soprattutto su Idiot Box, ideale per valorizzare una voce unica all’apice della sua maturità (Trouble). Non tutto gira bene (Indio una delle cose più inutili dell’intera discografia) ma l’amalgama ‘80’s regge grazie ad innesti disco-Blondie (I Can’t Imagine, Somethin’ Ain’t Right); tocchi B’52’s al rallentatore (Southern Life); concedendosi anche due zampate finali, raggelate e raggelanti, che giocano su degli esili riff di synth (Fading Beauty) fino al crescendo finale (di I Want You Here) dove Van Etten tira fuori tutto quello che ha dentro, e cioè tanto. Alla fine dei conti non la Sharon migliore in assoluto ma una delle tante possibili. [7.7] Marco Giappichini