4 novembre 2009

LaGianna, Siena, l'America e l'Europa

Gianna Nannini - Latin Lover (Ricordi, 1982)

Carezze post-atomiche intrise di una rabbia genuinamente toscana. Pulsioni europeiste senza mai rinnegare le radici. Lancinante bisogno di espressione e autodeterminazione per dimostrare che il rock prima che musica è attitudine. La buona famiglia che soffoca un carattere irrequieto da purosangue come nella miglior tradizione del Palio. Siena un vestito troppo stretto, quindi la fuga; prima Milano, da subito seconda pelle; la gavetta con i primi incontri importanti nel circuito off; poi la delusione per quell’America sognata e idealizzata; infine Berlino, la città dove tutto può accadere - e ai tempi effettivamente accadeva – per la definitiva consacrazione.

La Gianna (rigorosamente con l’articolo prima del nome) arriva nella capitale tedesca nel 1982 e da subito entra nel giro degli artisti dell’avanguardia Berlinese; per un periodo divide l’appartamento con una giovane ed eccentrica musicista londinese di nome Ann Lennox, che di lì a breve diventerà la signora Eurythmics; è però l’incontro con Conny Plank, affermatissimo produttore e inventore del krautrock (suoi i suoni della produzione dei Kraftwerk fino a "Autobahn") quello che le cambia la vita e di conseguenza la carriera. 5 anni di collaborazione e 5 anni di successi uno in fila all’altro; fino al 1987, quando Plank morirà di cancro a soli 47 anni. L’imprinting internazionale del produttore tedesco si fonde alla perfezione con la sensibilità melodica italiana dell’artista senese e "Latin Lover" ne è la (prima) prova lampante. Il pezzo che dà il titolo all’album, ormai un classico della musica italiana, è un rock energico, caratterizzato da cassa dritta e da un testo che ironizza sugli stereotipi del maschio latino, su cui la voce roca e graffiante della Gianna emerge con potenza e prepotenza. Altro episodio memorabile è costituito da “Carillon”, intenso e struggente ricordo di un amore, messo in risalto da un testo poetico, tra “profumi d’incenso, sigarette e cioccolate”; il brano parte piano e poi esplode in tutto il suo pathos. Ci sono poi le tiratissime e incazzate “Primadonna” e “Amore amore”, in cui l’ironia – da sempre uno dei marchi di fabbrica dell’artista senese – la fa da padrona; “Wagon-lits” è la storia di un’avventura clandestina su un treno, mentre l’ipnotica e ansiogena “Fumetto” pare una Sin City ante-litteram. C’è quindi l’apertura al nuovo millennio con la futuristica “Volo5/4”, tra “Dei via radio e Dei del futuro”, fino ad arrivare al pezzo “totale”, uno dei punti di non ritorno della canzone italiana; “Ragazzo dell’Europa”. Su un tappeto musicale che sa veramente d’Europa, di viaggi, di botte ed alcool, la Gianna, in questo simil-autoritratto, racconta l’inquietudine e il continuo bisogno di nuove sfide. La canzone è un piccolo grande miracolo; semplicemente da lacrime.

L’album riscuote un grande successo, complici anche musicisti di prim’ordine, tra cui Mauro Pagani e Annie Lennox alle tastiere. Per la definitiva consacrazione internazionale dovremo attendere ancora 2 anni, quando lo spleen di “Fotoromanza” invaderà tutta Europa; quello che però è già evidente è che quando si parla di rock italiano al femminile non si può prescindere - anche adesso - da Gianna Nannini, artista che in 33 anni di onorata e gloriosa carriera ha regalato e continua a regalare fulgidi esempi di grande musica.

Voto: 28/30

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