Eels – End Times (Vagrant) 2010
Il disco si apre proprio con una canzone crepuscolare come “The Beginning” dove la voce di E, rauca e indolente, accompagnata da flebili arpeggi chitarristici, ci racconta l’illusione che alimenta l’inizio di un amore. Ogni cosa sembra bella e libera. Poi con la successiva “Gone Man”, nervosa cavalcata elettrica sporcata di blues, si torna bruscamente alla triste realtà, quando tutto è finito. “In My Younger Days”, brano di intensa e sfocata bellezza, impreziosito da una dolce chitarra elettrica che naviga su di un placido mare di tenui tastiere, sottolinea come da giovani certe esperienze negative non sarebbero state così dure. Con “A Line In The Dirt”, semplicemente una splendida ballata pianistica arricchita dal discreto intervento di una sezione fiati, si narrano i continui alterchi di una coppia sull’orlo della rottura. Il disco si scuote di nuovo con “Paradise Blues”, brano dove chitarra elettrica ed organo ci riportano dalle parti delle dodici battute. Ma il tono intimistico dell’album ritorna prepotente con la toccante “Nowadays”, caratterizzata da un’armonica dylaniana e da leggeri interventi d’archi. La pianistica “I Need A Mother” è un pacato ma intenso inno al bisogno d’amore. Alla fine con gli ultimi due brani, la splendida “Little Bird” e la superba ballata “On My Feet”, l’album sembra aprirsi ad uno spiraglio luminoso, dopo tanta triste cupezza.
Quello che colpisce in questo lavoro è l’alto livello qualitativo delle composizioni e la sincerità di mettersi a nudo di Everett, senza mai scadere nell’autocommiserazione. Sarà difficile che questo disco non trovi un posticino nella futura top list del 2010.
VOTO: 28/30
Massimo Daziani