15 ottobre 2010

Rhythm And Blues Masters

Non stiamo parlando del sintetico mondo del nu soul, tanto per intenderci quello dei vari Maxwell, Erykah Badu, Macy Gray (bravi artisti, per carità) o dell’astro nascente Janelle Monae (il cui recente The ArchAndroid è comunque un bel disco), ma semplicemente della musica dell’anima…

JJ Grey & Mofro – Georgia Warhorse - Alligator 2010. JJ Grey & Mofro sono una delle realtà più esaltanti del panorama r&b a stelle e strisce. Sono quasi 10 anni che fanno dischi (prima solo a nome Mofro) , di cui gli ultimi tre sono dei capolavori nel loro genere: mi riferisco a Country Ghetto del 2007, Orange Blossoms del 2008 e il recente Georgia Warhorse di cui parleremo adesso, tutti pubblicati dalla Alligator. JJ Grey è un ottimo compositore e la sua band ha un groove micidiale. Eppure, soprattutto nel nostro paese, non se li fila nessuno, non compaiono mai nelle classifiche dei migliori dischi di fine anno. Misteri della critica musicale nostrana… Nel mio piccolo vedrò di rimediare a questa imperdonabile mancanza. Cominciamo con il descrivere il sound di questa band proveniente dalla Florida. Compito non semplice perché il nostro JJ è un vero eclettico e prepara una ricetta sonora piena di profumati ingredienti: il soul più grasso della Stax amalgamato a quello più sofisticato della Motown, un sapido funky , il melmoso swamp blues insaporito con gli aromi del Chicago style e un pizzico di southern rock. La statura dello chef Grey è tale da riuscire a mescolare ad arte tutte queste fragranze musicali, inventandosi piatti sonici prelibati e originali, anche se legati alla tradizione. L’ultima recente fatica discografica conferma questa eccellenza artistica e si pone come summa della sua estetica musicale, essendo a metà tra il sound ruspante di Country Ghetto, più southern e swamp e quello sofisticato di Orange Blossom, ispirato all’elegante soul di Detroit. Vi troviamo così brani dall’incedere funky (Diyo Dayo, Hide And Seek, Slow Hot & Sweaty), potenti swamp rock (All), energici ritmi soul (pensiamo alla bella The Sweetest Thing, che profuma di Muscle Shoals grazie anche all’apporto vocale di Toots Hibbert), canzoni spruzzate di blues (The Hottest Spot In Hell, Georgia Warhorse) e soprattutto splendide ballate, vera specialità della casa (l’intensa King Hummingbird, la dolce Beautiful World, la stupenda Lullaby che, grazie anche alla slide del grande Derek Trucks, vira verso un crescendo blues). Ma c’è una soul ballad che merita una descrizione a parte, essendo il momento più alto dell’album: Gotta Know. Come ci ha insegnato sua eminenza Otis Redding, la canzone comincia con solo piano e arpeggio di chitarra elettrica, con la voce di JJ calda e rauca al punto giusto. L’entrata contemporanea dell’organo e della batteria è spettacolare. Il pathos si alza ancora di più con l’ingresso dei fiati (inevitabili i brividi sulla schiena). E quando la cerimonia del reverendo Grey è al massimo del suo climax, un assolo assassino di sax ci fa vedere definitivamente la luce. Un brano capolavoro degno dei grandi padri del soul e un disco che entra di corsa nella mia top ten 2010.

Voto: 29/30


Mavis Staples - You Are Not Alone - Anti 2010. La grande Mavis incontra Jeff Tweedy, ormai in perenne stato di grazia, che le produce uno splendido album di black music. Il leader dei Wilco ha avuto soprattutto il merito di optare per un’essenzialità degli arrangiamenti (ascoltare You Are Not Alone, splendida ballata scritta proprio da Jeff, per credere), qua e là sporcati da qualche energico intervento di chitarra elettrica . La voce profonda e rauca della Staples (70 anni portati meravigliosamente) è sempre al centro della scena, ma senza eccesso di virtuosismi , per sottolineare il feeling di una musica che prende a piene mani dallo sterminato tesoro della tradizione gospel (In Christ There Is No East Or West, Creep Along Moses, un "gospel rock" da brividi, I Belong To The Band del mitico Reverendo Gary Davis e Wonderful Savior meravigliosamente cantata a cappella). Mavis non si dimentica dell’immenso padre, Roebuck "Pops" Staples, riproponendo le sue Don’t Knock, Downward Road e una spettacolare versione di Too Close /On My Way To Heaven che, in poco più di 5 minuti, tocca tutte le corde della black music, passando con fluida disinvoltura dal blues al soul, tramite il feeling del gospel. Nel disco ci sono anche ottime covers di alcuni miei miti musicali: Losing You di Randy Newman, Wrote A Song For Everyone di John Fogerty, qui resa come un pezzo della Band e uno dei brani più belli scritti da quel genio musicale che risponde al nome di Allen Toussaint, ovvero Last Train, in una versione asciutta tra funky e rock. Motivi in più per amare questo disco, metterlo nel vostro lettore CD e ascoltarlo a ripetizione. Hallelujah, I just love her Soul…

Voto: 28,5/30



Massimo Daziani