20 ottobre 2010

Sincera Crudeltà


MASSIMO VOLUME – Cattive Abitudini (la Tempesta dischi, 2010)

La realtà è molto più violenta della finzione. I Massimo Volume ritornano con un nuovo disco dopo una lunga assenza – anche se dall'estate del 2008 erano tornati all'attività live – e ci consegnano una serie di quadri di un realismo disarmante, crudele, rassegnato, a tratti rarefatto e come sempre molto letterario. In Cattive Abitudini le atmosfere tese si alternano a quelle dilatate : in brani come Coney Island – con un testo malinconico e bellissimo - Le nostre ore contate, Tra la sabbia dell'oceano, Mi piacerebbe ogni tanto averti qui, che inizia ricordando molto la stupenda La città morta, Egle Sommacal continua il suo raffinato e consueto lavoro di ricerca di sonorità pastose con accordi aperti e vagamente jazzati, arpeggi morbidi e lasciati scorrere poi sincopati e trattenuti sui cambi di ritmo.
Sulle aperture e le sfuriate elettriche le chitarre invece spingono, creando un suono saturo in cui si lasciano spazio vicendevolmente l'un l'altra. In tutti e due i registri le ritmiche seguono l'incedere delle chitarre creando groove che assecondano sia gli intrecci chitarristici sia le spinte distorte, in cui i riverberi si lasciano andare fino a lambire i confini del rumorismo noise. Bellissime le ruvide Robert Lowell, Litio e Fausto.

Si sente molto la poetica e il gusto del bellissimo Da qui ma Cattive Abitudini è probabilmente più immediato, sincero, profondo e nonostante ciò sembra essere un ideale e maturo punto di incontro tra il disco del 1997 e Club Privè – ultima pubblicazione in studio della band – del 1999. Emidio Clementi dipinge ritratti quotidiani di persone senza futuro in una società che si guarda allo specchio, ormai rassegnata per i propri errori e che aspetta di cadere nel precipizio senza speranza. Per tutti quelli che li aspettavano e che ascoltandoli provano una gran nostalgia, poetici, necessari. Bentornati!
29 / 30

Matteo Innocenti