E poi compare un post di Notizie Sullo Stato Della Musica Nell'Età Della Pietra, blog ormai in disuso da anni, in cui ho scritto per un bel po’ di tempo e che non era solo un blog ma uno specchio della passione per la musica che ha occupato pomeriggi interi, serate alcolicissime di un fantastico trio di amici (e un cane).
E poi sono usciti negli ultimi mesi i nuovi lavori di Sufjan Stevens, Modest Mouse, Iosonouncane, artisti che ci piacevano tantissimo, di cui abbiamo visto concerti e scritto recensioni.
E poi vai a ricercare la tua ultima recensione di cui ignoravi l'esistenza, datata 2011 e pensi, mica male però. Anzi, proprio bella, mica come quella robbetta fighetta che scrivono i ragazzini di Noisey.
E poi ti metti a pensare che è passato un sacco di tempo e che quel sacco di ore libere per scrivere nel blog e registrare le puntate della webradio non ce le ho più, ma che la passione è sempre lì, e anche se gli dedico meno tempo, la ritrovo sempre al suo posto.
E allora che si fa? Ricomincio a scrivere, eddaje. Operazione nostalgia: modalità attivata.
A breve il ritorno di Signorina Zeta, che nel frattempo è diventata Signora Zeta.
(da Blow Up #202, rubrica "Visti & Sentiti" febbraio 2015)
Nei comodissimi divani del Klamm (locale nato da pochi mesi
ma che si è già conquistato un posto di rilievo tra i mille che spuntano come
funghi nel movimentato quartiere del Pigneto) i live, non sappiamo esattamente
il perché, acquistano sempre un sapore magico. Sarà per l’atmosfera cosy che si respira all’interno, sarà la
bravura degli artisti chiamati a suonare in semi-acustico sulle… poltrone; sarà
per la distanza tra artista e spettatore completamente azzerata grazie appunto
ai “democratici” divani, sarà quel che sarà, ogni esibizione al Klamm è sempre
una piacevole sorpresa, una perla inaspettata. Non fa eccezione il live degli
Uyuni, band romagnola capitanata da Nicola “Lompa” Lombardi e fresca di uscita
con il bellissimo album Australe (trovate la recensione su Blow Up #199).
(uno scorcio dei divanissimi del Klamm, dietro Amaury Cambuzat. Eh oh, accontentatevi.)
Dal vivo
la formazione a tre prevede la chitarra acustica di Lompa filtrata da pedali,
pedaliere e tutto quello che si può avere a disposizione per stravolgere e
rendere noisy il suono della chitarra, la batteria minimale (cassa, rullante,
raid) di Inserireilfoppino ora suonata di spazzola, ora pestata più duramente e
la sinuosa tastiera di Alice Berni usata come basso in alcuni pezzi e come
tappeto armonico a mo’ di xilofono in altri. Weird folk non è il termine esatto
ma può servire per far capire i mille sentieri che può prendere il sound del
combo in sede live, partendo appunto dalla spiccata matrice folk-roots. Chicche
pop come Molte volte niente o Albero, suonate in punta di bacchetta e
cantate dal buon Lompa con l’ausilio del controcanto di Alice, si alternano a
umori musicali puramente faheyani come Qualcosa
a cui non pensavi da tempo dove è la chitarra a dominare la scena; brani resi
robusti da botte di slide-guitar distorta e batteria pigiata quanto basta (che
ci ricordano i Bud Spencer) fanno invece da contraltare a momenti di pura
psichedelia e drone-ambient vedi alla voce Ojos
de Salar, lì pensi subito a Six Organs of Admittence (che a parer mio non è
poi così male come modello).
(Albero, una delle più belle e commoventi canzoni folk-pop italiane degli ultimi decenni)
In scaletta anche brani pescati della tradizione
americana come Pretty
crowing chickene la cover Dark was the night, cold was the ground
di Blind Willie Johnson, per far capire quali siano le radici. Se passassero mai nella vostra città
non declinate l’invito ad andarli a vedere. Ancora meglio se su un comodo divano.
(Da Blow Up #201, rubrica "Visti & sentiti" febbraio 2015)
Per una band purosangue de
romani de Roma fare per la prima volta Sold Out al Circolo degli Artisti è
un po’ come per un brasiliano giocarsi la finale della coppa del mondo al
Maracanà (ops!): non fare figuracce e portare a casa la coppa è l’unica cosa
che conta. L’Intro un po’ ti-piace-vincere-facile che accompagna l’entrata
della band è affidata a una Ricordati di
me del Vendittone nazionale sparata a tutto fuoco dalle casse del Circolo
che scalda e gasa non poco il fremente pubblico capitolino.
(video con grafica oscena tanto per farvi capire di cosa parliamo quando parliamo di Intro)
Se è vero che “..io sono uno di quelli che se a calcio
sbaglia il primo pallone butta via tutta la stagione” (parafrasando Proteggi questo tuo ragazzo) l’apertura
con Se lei viene giocata
sapientemente bene dal combo anche se il baffuto frontman Tommaso Paradiso ,
visibilmente il più emozionato dei Nostri, inizialmente stenterà a ritrovare
quel tono di voce così peculiare e caratterizzante (molti hanno gridato al
plagio di Dalla) che si è fatto amare non poco su Fuoricampo.Ma si sa,
le canzoni esistono per essere smentite e il cantante piano piano, scaldandosi,
troverà la giusta via e il concerto alla fine sarà tutt’altro che da buttar
via. Fuoricampo dicevamo, il recente
e consacratorio album dei romani che nella serata viene legittimamente
sviscerato e passato in rassegna nella sua interezza; canzoni come Mare Balotelli o Fine dell’estate sono evidentemente diventate dei veri e propri
anthem entrati di diritto nel cuore dal pubblico, veri e propri classici da
cantare a squarciagola tutti insieme appassionatamente. I thegiornalisti non
sono immuni a tutto questo entusiasmo e da ragazzi poco inclini alle pose quali
sono, non smettono mai di ringraziare l’affetto profuso del pubblico.
(video di "Fine dell'estate" @ Circolo con tanto di audio slabbratissimo e effettazzi psychedelici sullo sfondo)
L’atmosfera via via cresce e si fa calda e amicale. Quel mood ipnagogico e
trasognante molto 80’s che impregna deliziosamente l’ultimo cd, reso benissimo
anche in sede live (la band è in classica formazione chitarra, basso, batteria,
tastiere & samplers), viene interrotto da una manciata di vecchi cavalli di
battaglia dagli umori marcatamente più rock e sanguigni: vedi la afterhoursiana
Io non esisto, oppure dalla
strampalata versione chitarra-voce di Corso
Trieste de i Cani, omaggio a Niccolò Contessa che si dice presente in sala.
Chiusura affidata al tormentone Promiscuità
(quello si molto dalliano) cantata da Tommaso in piedi sul bancone del bar e
dai noi tutti lì sotto schiumanti. E così “..anche il più piccolo tremore se ne va quando sei su una nuvola”.
(l'unico video che sono riuscito a trovare su youtube di "Promiscuità" esibita quella sera. Se date fiducia al testone che impalla il cantante all'inizio, dopo un pò si sposta.)